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Storia del cotone e sue tipologie: perché lo indossiamo da centinaia di anni

Indossare cotone sano e salutare Il cotone è il primo tipo di tessuto con cui entriamo in contatto fin da neonati, questo perché, grazie alle sue caratteristiche, è particolarmente indicato per i bambini, ma ovviamente è indispensabile anche da adulti ed è il “preferito” dalla nostra pelle. Non a caso gli indumenti intimi in cotone sono quelli con cui ci sentiamo più a nostro agio e lo stesso vale per il pigiama o la camicia da notte.
Il cotone biologico, infatti, è un materiale “eco and derma friendly”, fa bene a noi e fa bene all’ambiente, tanto da essere considerato un alleato contro il buco dell’ozono. Sembra strano, invece è proprio così: utilizzando indumenti in cotone se ne incoraggia la produzione, e dunque la coltivazione delle piante di cotone che generano molto ossigeno, dall’altra parte si scoraggia la raccolta di polpa di cellulosa dagli alberi limitando la deforestazione perché il cotone è la fibra di cellulosa più pura essendone composto al 95%.

Come fibra tessile è tra le più diffuse perché ha un costo ancora competitivo con le fibre sintetiche e ha un insieme di proprietà che lo rendono praticamente insostituibile in molti ambiti: è facilmente filabile e tingibile, si presta a varie operazioni di finissaggio tessile, resiste a temperature molto alte (e dunque anche alla stiratura), ma soprattutto ha un comportamento rispetto all’umidità e all’acqua che nessuna altra fibra, artificiale o sintetica, può eguagliare. Il cotone, infatti, è altamente assorbente sia per quanto riguarda il sudore sia per l’umidità dell’ambiente perché presenta un recupero di umidità moderato in condizioni normali e molto alto quando c’è un’alta umidità e allo stesso tempo assorbe grandi quantità di acqua per azione capillare (contiene fino a 27 volte il suo peso in acqua). Altra caratteristica fondamentale è la traspirabilità: l’aria fluisce liberamente, il cotone è un tessuto che “respira” perché assorbe il sudore e lo rilascia sulla propria superficie facilitando la termoregolazione e dando dunque una sensazione di benessere.

Ma da dove viene il cotone e perché nei secoli è diventato così importante per l’uomo? Vediamolo subito.

La storia del cotone in breve

Storia del cotone in breve

La pianta del cotone fa parte della famiglia delle malvacee, il suo nome scientifico è Gossypium e si tratta di piante erbacee tipiche delle zone tropicali e subtropicali, infatti per crescere bene ha bisogno di clima caldo, sole e terreni molto fertili.

Fin dall’antichità veniva coltivato in India, dove si svilupparono le prime manifatture intorno al 1200, poi venne man mano introdotto in Cina e in Egitto, dove vennero prodotti i tessuti più pregiati. Nel XVIII secolo l’Inghilterra avviò la coltivazione del cotone nelle colonie dell’America settentrionale, un periodo storico che di solito a scuola studiamo bene perché è quello in cui venivano sfruttati gli schiavi africani nelle piantagioni.

Fu nel XIX secolo che il cotone smise di essere un prodotto di lusso e si impose massicciamente sul mercato mondiale: grazie alle veloci macchine per filare e tessere usate in Inghilterra, infatti, era possibile usarlo su larga scala a prezzi molto più bassi di quelli della lana. Con lo sviluppo dell’industria cotoniera la sua produzione crebbe a dismisura a livello mondiale ed esso divenne così uno dei tessuti più diffusi al mondo. Non dimentichiamo che dal cotone deriva anche il denim e dunque i nostri amati jeans.

Tipi di cotone e classificazioni

Il cotone si classifica prima di tutto in base alla sua provenienza e la varietà di coltivazione: abbiamo per esempio cotoni American Sea-Island, American Egyptian o Pima, American Upland, Upper Egyptian, Lower Egyptian e Indian Broach. Poi si tiene conto del “grado”, che è un indice di filabilità che include l’assenza di impurità. Terzo elemento da considerare è il “carattere”, inteso come frequenza di convoluzioni ossia di torsioni naturali caratteristiche della fibra di cotone matura e dunque la tenacità (non tenacia!) che è la capacità di assorbire energia di deformazione. Si considerano poi la finezza, la coesione in filatura, la lunghezza di “tiglio” (ossia la lunghezza media del fiocco). La classificazione va dai gradi più pregiati, “fine district middling”, a quelli più scadenti, “low ordinary middling”.

Cotoni pregiati

I cotoni più pregiati sono quelli egiziani e quelli peruviani, che sono a lungo “tiglio”, molto fini, tenaci e con aspetto lucente, mentre i più grossolani sono alcuni tipi di cotone indiano.

Quando si acquista un capo in cotone occorre leggere bene l’etichetta e accertarsi che si tratti di cotone puro e non di fibre ottenute in laboratorio. Spesso le aziende di moda low cost ci rifilano abiti di poliammide e poliesteri e anche il denim può non essere di cotone puro, ma utilizzare sostanze che si rivelano tossiche per la pelle. Occorre dunque stare attenti, soprattutto quando si acquistano capi per bambini, ma anche per noi stessi, se vogliamo salvaguardare la nostra epidermide. Considerato che si tratta di un tessuto molto resistente, è consigliabile spendere un po’ di più, ma assicurarsi che sia di buona qualità perché in questo modo avremo la certezza che durerà a lungo e il nostro acquisto si rivelerà dunque un ottimo investimento.

 

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