Tessuto | Glossario dell’artigianato
- Redazione Artigiano in Fiera
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Tessuto:
Il termine tessuto indica in senso lato una struttura planare costituita da filati e da uno o più sistemi di fili intrecciati tra loro. A seconda delle caratteristiche del filato e del numero dei sistemi di fili, del modo in cui essi sono intrecciati e incrociati, del grado di tensione e del tipo di macchine tessili utilizzate, si possono ottenere numerosissime fogge di tessuti.
Sono diversi i modi in cui si possono classificare i tessuti. Per esempio, se lo si fa in base alla struttura meccanica, si distingue tra tessuti a fili rettilinei, prodotti a telaio, quelli a filo curvilineo (a maglia), quelli a fili sinuosi o mistilinei che comprendono tessuti a garza, trine, merletti, poi ci sono i tessuti a rete come il tulle.
I tessuti a fili rettilinei si distinguono a loro volta in lisci e operati: i primi sono caratterizzati dal fatto che, tenendo conto dell’intreccio dei fili di ordito con le trame, gli effetti geometrici sono realizzati con armature fondamentali o derivate, i secondi hanno estesi motivi ornamentali particolarmente complessi, tra i più noti tessuti operati c’è il jaquard, dal nome delle macchine usate per ottenerli.
I tessuti lisci possono essere semplici, se hanno un solo ordito e una sola serie di trame, o composti, se ci sono un ordito e più serie di trame o più orditi e più serie di trame. Ulteriori suddivisioni si possono fare in base a caratteristiche che riguardano l’intreccio, il numero di elementi che lo compongono, il numero di fili e di trame per centimetro di tessuti (ossia la “riduzione”).
È bene saper distinguere tra armatura e intreccio: la prima è un intreccio elementare che si può scomporre solo in fili e trame, mentre il secondo può essere composto di più armature. Tra le armature fondamentali troviamo: il taffettà, da cui derivano i reps o cannelés; la saia, da cui derivano gli spigati, le levantine, le batavie e le diagonali; il raso, da cui derivano i vari rasati.
Il numero di tessuti esistenti è enorme, perché il numero di intrecci realizzabili è sostanzialmente illimitato. In genere i tessitori li classificano per intreccio, ossia li identificano partendo dalla loro costruzione interna e dalla disposizione dei fili sul telaio.
Classificazione e nomi dei tessuti
La scuola del Setificio Paolo Carcano di Como, che è un’istituzione fondata nel 1868 e molto autorevole, adotta una classificazione in quattro categorie o classi in base agli intrecci che costituiscono i tessuti e agli elementi che concorrono alla loro formazione. Si distinguono cioè quattro classi sia per i tessuti lisci sia per quelli operati, a seconda del numero di trame e orditi: alla prima classe appartengono quelli con un ordito e una trama, alla seconda con un ordito e due trame, alla terza con due orditi e una trama, alla quarta con due orditi e due trame.
Per quanto riguarda i nomi dei tessuti, il criterio in base al quale vengono scelti tiene conto di fattori che hanno a che fare con la natura della fibra e le caratteristiche specifiche dei filati come la loro composizione merceologica, la torsione, lo spessore, il colore, la disposizione dei fili nell’intreccio, il tipo di armatura o il disegno che li costituisce, la tecnologia impiegata durante la produzione, l’aspetto estetico, la consistenza, il peso, la sensazione che dà al tatto (basti pensare per esempio al velluto). Il nome può dipendere anche dai trattamenti e i finissaggi subiti o le performance del tessuto, come avviene per esempio per il gommato, il laserato o l’impermeabilizzato. Ma anche l’origine geografica può avere voce in capitolo, basti pensare allo scozzese, o il luogo di fabbricazione, come per il tweed o il sangallo. Alcuni nomi dipendono da come i tessuti sono stati usati nel tempo o da particolari fatti storici, economici o politici, come è avvenuto per il calicot o il patchwork, in alcuni casi prendono il nome di personaggi specifici, come il principe di Galles o lo Chanel.
Glossario dell’artigianato | Indice
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