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Storia del tè, la bevanda arrivata dalla Cina all’Europa

tè

Nel pomeriggio per l’ora del tè, la sera prima di dormire e non solo: dopo l’acqua, il tè è la bevanda più consumata al mondo, che non deve mancare in nessuna famiglia. Grazie ai viaggi e alle diffuse informazioni anche gli italiani sono diventati dei veri intenditori. Ma come è arrivato il tè dalla Cina all’Europa?

La storia del tè inizia in Cina

La prima traccia di tè in Cina risale al terzo secolo a.C, anche se il primo contributo cartaceo è del 760 d.C, quando Lu Yu scrisse il Canone del tè. Sulla sua scoperta ci sono molte storie e leggende: si dice che nel 2737 a.C. l’imperatore Shen-Nung per ragioni igieniche beveva sempre solo acqua bollita. Un giorno il vento soffiò una foglia di tè nella sua bevanda: l’acqua cambiò colore e assunse un sapore gradevole. L’imperatore la assaggiò e trovò il tè delizioso e corroborante.

Durante la dinastia Tang tra il 618 e il 907, la Cina scoprì il tè come merce e lo esportò per la prima volta in Corea e Giappone mentre la diffusione della bevanda in tutto il Paese – inizialmente solo come medicina – la si deve ai monaci buddisti. Con la famosa e longeva dinastia Ming si affermò il consumo del tè in foglie e sempre in questo periodo il Paese diede avvio alla produzione di altri tipi di tè, ossidati e parzialmente ossidati.

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Quando il tè è arrivato in Europa

Dal Giappone il tè ha finalmente raggiunto l’Europa (il primo riferimento lo si deve ai resoconti scritti del viaggiatore veneziano Giovan Battista Ramusio) e ha continuato la sua avanzata trionfale sopratutto in Francia e nei Paesi Bassi: nel 1610 la prima consegna di tè raggiunse Amsterdam.

L’Inghilterra entrò nel commercio europeo nel 1657 (il primo locale in cui venne servito fu la caffetteria Thomas Garway): il Paese lo portò alla fama con la British East India Company, ma il suo monopolio commerciale terminò solo nel 1833. Durante quegli anni il tè era un prodotto ambito ma costoso, solo gli inglesi più abbienti potevano permetterselo.

I numeri: Quanto tè viene consumato in Italia?

Sono 70 i grammi che ogni anno un italiano consuma, equivalenti a 3 tazze al mese. Il consumatore medio ha tra i 25 e i 40 anni e la sua miscela preferita è il tè nero anche se, negli ultimi anni, sta aumentando il consumo di tè verde grazie alle sue proprietà antiossidanti.

Il tè nel 21° secolo

Oggi ogni anno vengono prodotte 2,9 milioni di tonnellate di tè in tutto il mondo (tra foglie, il metodo tradizionale di preparazione, bustine di tè e, ultimo ma non meno importante, il tè freddo). Le varietà più popolari sono:

• Tè nero: è quello più consumato al mondo ed è particolarmente apprezzato per il suo gusto raffinato e l’effetto stimolante
• Tè verde: ha un gusto più amaro del tè nero, si dice che abbia proprietà antiossidanti e disintossicanti e contiene una ridotta quantità di teina
• Tè bianco: è il più raffinato e di difficile reperimento. La sua lavorazione si riduce allo stretto necessario per permetterne la commercializzazione. Ha un sapore fresco, ma allo stesso tempo un po’ aspro e contiene molte vitamine e minerali
• Tè Oolong o giallo: è diffuso sopratutto nella Cina meridionale ed è poco conosciuto in Europa. Recenti studi hanno dimostrato che è un buon alleato di chi vuole perdere peso. Il suo sapore? Un bouquet fiorito che lo rende ideale anche per la preparazione di bevande fredde

Attenzione però, molto spesso si tende a utilizzare la parola tè anche per gli infusi. Gli infusi sono composti da piante o parti di esse essiccate e messe in infusione in acqua bollente. Sono utili per combattere la ritenzione idrica, per conciliare il sonno, migliorare la digestione, dimagrire, placare il dolore mestruale e l’ansia.

 

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