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Come si produce l’olio di argan nel sud del Marocco

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L’olio di argan è prodotto nel sud del Marocco da centinaia di anni, ma solo nell’ultimo ventennio ha cominciato a essere richiesto e apprezzato all’estero. L’estratto dei semi di argan, simili a piccole mandorle, ha numerose proprietà benefiche sia nella sua versione alimentare (è usato secondo la tradizione locale contro il diabete) che in quella cosmetica (lenitivo delle irritazioni, protettivo contro le scottature).

La sua estrazione e commercializzazione dà lavoro a migliaia di donne marocchine, generalmente riunite in cooperative. La foresta di argan, costituita da alberi che a prima vista somigliano a grossi ulivi, si estende nella zona compresa tra Essaouira e Agadir. L’Unesco l’ha proclamata nel 1998 “Riserva della Biosfera”.

 

L’albero di argan e la raccolta dei frutti

Un albero di argan vive tra i centocinquanta e i trecento anni, è alto tra gli otto e i dodici metri e può produrre fino a trecento chilogrammi di frutti. Una pianta diventa produttiva dopo circa dieci anni se cresce spontaneamente, ma i tempi si dimezzano per le piantumazioni selezionate.

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Le piante che non danno più frutti sono tagliate alla base, rigorosamente con la scure e non con la sega, in modo che i ceppi diano origine a un nuovo cespuglio, che a sua volta crescerà fino a formare una nuova pianta d’alto fusto. In questo modo si perpetua la possibilità di ottenere alberi produttivi. Gli alberi di argan sono in grado di resistere anche a tre anni di siccità e in generale hanno bisogno di pochissima acqua.

Normalmente il raccolto avviene una volta l’anno, tra giugno e settembre, anche se a volte sono possibili raccolti eccezionali in dicembre.

In tutta la zona della foresta di argan è vietata la pastorizia dal primo maggio fino alla fine della raccolta, per evitare che le greggi (soprattutto ovini) mangino i frutti caduti a terra.

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La raccolta dei frutti è praticata al suolo, alcuni giorni dopo che le “simil-olive” sono cadute dagli alberi. In realtà la parentela con le olive è solo nell’aspetto.

 

Come sono fatti frutti e semi di argan

All’esterno del frutto è presente un mallo simile a quello delle noci. La raccolta è effettuata alcuni giorni dopo la caduta spontanea (il forte vento tipico della regione è un grande aiuto) a terra, proprio per lasciare macerare l’involucro esterno, che diventa più facile da eliminare. Dopo la “sbucciatura” i malli sono usati come cibo per gli animali.

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Il “secondo livello” del frutto è un guscio duro simile a quello delle mandorle, che una volta rotto libera finalmente il seme, materia prima per la produzione dell’olio. Il guscio ligneo è usato come combustibile per il riscaldamento o la tostatura dei semi secondo il metodo tradizionale.

 

La produzione dell’olio di argan: un lavoro prettamente femminile

Tutto il processo di produzione dell’olio, dalla raccolta dei frutti all’imbottigliamento, è quasi esclusivamente effettuato da donne berbere, generalmente riunite in cooperative. I semi, tostati per l’olio alimentare o “al naturale” per l’olio cosmetico, sono schiacciati in un piccolo frantoio a mano (o in un macchinario, negli ultimi tempi) fino a quando producono una pasta suddivisa in panetti tondeggianti.

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Le donne lavorano poi a mano le pagnotte (in un lento gesto di “impasto”) fino a estrarne tutto l’olio. La pasta quasi interamente asciugata dell’olio è usata come mangime per gli animali o per il confezionamento di saponette.

Per cento chilogrammi di frutto si ottengono circa 6,7 kg di semi, da cui si ricavano, attraverso la lavorazione tradizionale a mano, tre litri di olio alimentare (cioè da semi tostati) e 2,8 litri di olio cosmetico (cioè da semi non tostati).

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Il lavoro meccanizzato permette di recuperare una percentuale d’olio maggiore (3,2 litri di olio alimentare e 3 litri di olio cosmetico, sempre partendo da 100 kg di frutti), ma sembrerebbe causare una leggera perdita di valori nutritivi. Certamente la lavorazione manuale, sebbene meno efficiente dal punto di vista economico, ha il vantaggio di impiegare le donne per più ore all’anno, producendo evidenti ricadute positive sul piano dello sviluppo sociale.

 

Il lavoro come mezzo di sviluppo umano

Il valore aggiunto della coltivazione e trasformazione dell’argan nelle cooperative di donne marocchine è duplice. Da un lato emerge il miglioramento del livello culturale delle lavoratrici, grazie a corsi di alfabetizzazione, come avviene nella cooperativa Bouzamma a cui si riferiscono le foto di questo articolo; dall’altro è evidente come il lavoro stesso contribuisca alla graduale emancipazione delle donne di una zona molto povera del Maghreb.

Naturalmente siamo lontani dal significato che “emancipazione” ha dalle nostre parti, ma la presenza di donne con ruoli decisionali nell’organigramma di queste piccole imprese artigianali è un segnale molto importante, considerato il contesto molto ancorato alla tradizione patriarcale.

Sia il governo marocchino che altri soggetti internazionali, prima fra tutti l’Unione Europea, sostengono questi progetti con finanziamenti a fondo perduto che possono arrivare anche a qualche decina di migliaia di euro. Negli ultimissimi anni il Marocco ha avviato un programma di incentivo alla piantumazione di alberi di argan, dopo aver verificato il grande potenziale dell’olio e dei prodotti derivati soprattutto in chiave export.

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