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Cosmesi, come distinguere gli ingredienti sani da quelli pericolosi

Inci cosmetici

L’uso sempre più frequente di cosmetici ha scatenato un dibattito sulla qualità dei prodotti che, ogni giorno, applichiamo sulla nostra pelle. Orticarie, alternazioni della pigmentazione, dermatiti e allergie sono, infatti, alcuni degli effetti più comuni per molti aficionados del beauty.

In quest’ottica, per evitare di incorrere inconsapevolmente in possibili reazioni cutanee, nel 1997, è stata promossa una particolare nomenclatura, che fornisce all’utente la possibilità di risalire agli ingredienti alla base di creme, oli e trattamenti vari.

Si tratta dell’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, una denominazione condivisa dagli Stati membri dell’Unione europea con l’obiettivo di segnalare sulle etichette i componenti utilizzati. Un sistema che impone, oggi, alle aziende del comparto di porre sulle scatole o sui contenitori la “carta di identità” del cosmetico: a partire dai componenti presenti in quantità maggiori, vengono segnalati – rigorosamente in latino – gli elementi che non sono stati oggetto di modificazioni chimiche; in inglese o con codici numerici, invece, quelli realizzati con una sintesi chimica.

Sebbene l’INCI abbia contribuito a rendere più consapevole il consumatore sulla presenza di eventuali agenti pericolosi, negli ultimi anni si è sviluppata una tendenza che mira a generare una vera e propria cosmesi a “chilometro zero”. Sempre più imprese lavorano, infatti, in modo naturale ed eco-compatibile fiori, erbe officinali ed estratti naturali, mettendo in pratica le “buone pratiche di fabbricazione” sostenute dall’Ue nel regolamento 1223/2009.

Seguendo le tradizioni delle antiche arti curative, molti artigiani trasformano le materie prime escludendo a priori pesticidi, fertilizzanti chimici, derivati del petrolio, siliconi e parabeni. “I nostri oli essenziali, dal timo alla menta, dalla salvia al rosmarino, oltre che gli estratti di arnica, achillea, piantaggine, iperico, malva, calendola e camomilla, provengono da piante concimate in modo naturale – spiega Davide Favre di Alpi Flora -. Nel processo di lavorazione, non sono ammessi oli minerali, paraffine, profumazioni e colorazioni artificiali”.

Tra gli operatori del settore, c’è anche chi ha messo in piedi una stretta collaborazione con il mondo universitario grazie all’opera di cosmetologi specializzati in fitocosmesi e alle più moderne biotecnologie. “Gli studi clinici condotti dal dipartimento di Scienze fisiologiche e farmacologiche dell’Ateneo di Pavia – afferma Beatrice Brunelli dirigente di Mascia Brunelli – ci hanno permesso di confermare ulteriormente la qualità, l’efficacia e la sicurezza di prodotti”.

Insomma, due percorsi che mirano a generare cosmetici capaci, da un lato, di rispettare l’ambiente e, dall’altro, di risultare compatibili con la nostra cute.

 

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