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L’eventuale Grexit ci inonderà di olio greco?

olio greco

C’è una conseguenza agroalimentare diretta della possibile uscita della Grecia dall’euro: l’aumento delle esportazioni di olio d’oliva verso il nostro Paese. A causa della pessima annata del 2014, quando la produzione di olio d’oliva italiano ha toccato i minimi storici, il livello delle importazioni di olio dalla Grecia è già aumentato del 569% (fonte Coldiretti) e il trend potrebbe mantenersi stabile, non tanto per un altro raccolto scarso, piuttosto per la grande competitività dei prezzi greci se il governo Tsipras adottasse una moneta alternativa all’euro.

Il ritorno alla dracma o a una nuova divisa ellenica produrrebbe infatti certamente una fortissima svalutazione, con un conseguente abbassamento dei prezzi per i beni greci venduti all’estero. Questo significherebbe un’ulteriore afflusso di olio d’oliva in arrivo dalla Grecia, che è già il secondo esportatore in Italia, dopo la Spagna e prima della Tunisia.

Dobbiamo preoccuparci? Usare olio d’oliva greco al posto di quello italiano non è in sé un male, se si tratta di vero olio extravergine d’oliva! Inoltre non prendiamoci in giro, la globalizzazione non si ferma con uno schioccare di dita, né tanto meno si può arginare la libera circolazione delle merci nella burocraticissima Europa. Il problema è come sempre riuscire a risalire all’origine del prodotto, per poterne valutare la qualità: un olio greco è certamente meno “rintracciabile” di un olio italiano, soprattutto se del secondo si ha la fortuna di conoscere il produttore.

Ritorniamo ancora una volta su uno dei punti che più ci sembrano importanti nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare: il consumatore deve sforzarsi di conoscere il percorso fatto dal cibo che finisce sulla sua tavola. Non basta lamentarsi su Facebook che le merendine industriali siano fatte con l’olio di palma: per compiere un vero passo in avanti nell’educazione alimentare bisogna essere più attivi, leggere le etichette, andare sui siti internet dei produttori e, se si riesce, andare a visitare i frantoi.

Tante volte ci siamo soffermati nel nostro magazine sulla necessità di un “investimento culturale” da parte del cittadino che compra in un negozio di alimentari e il rapporto diretto tra produttore e consumatore è l’elemento fondante dell’Artigiano in Fiera: nel caso dell’olio importato dalla Grecia, poco importa che sia venduto in euro o in dracme svalutate, il punto fondamentale è impegnarsi per conoscerne l’origine.

E più un bene arriva da lontano, maggiore è lo sforzo da profondere per capire se è buono o no.

 

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