Dolci di Natale, lo stivale delle meraviglie
- Redazione Artigiano in Fiera
- 9 anni fa
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Non è Natale senza che la nostra tavola non sia ricca di dolci. Da Nord a Sud i dolci di Natale in Italia sono moltissimi e non mancano di fantasia.
Il periodo dell’Avvento diventa così anche il momento per la preparazione della golosa abbuffata.
Dolci di Natale, una carrellata tutto gusto
Iniziamo il nostro giro con la città di Milano famosa per il suo panettone.
Nella città meneghina fino al 1900 erano in moltissimi, tra fornai e pasticceri, a produrre il panettone, oggi però le grandi ditte industriali sono dislocate in tutta Italia, mentre a Milano rimangono ancora tanti bottegai che producono un panettone secondo la ricetta tradizionale.
Dal 2005 questo dolce tipico di Natale è tutelato da un disciplinare che ne specifica gli ingredienti e le percentuali minime per poter essere definito tale.
Scendendo un po’ più giù ci fermiamo a Ferrara a dove a Natale si gusta il famoso panpepato. È composto secondo tradizione da vari ingredienti: mandorle, nocciole, pinoli, pepe, cannella, noce moscata, arancia e cedro canditi, uva passa, il tutto impastato con o senza cacao, cioccolato, caffè, liquore, miele, farina, mosto cotto d’uva. Il dolce è poi cotto al forno (meglio se in forno a legna). È preparato in ogni famiglia con ricette che differiscono leggermente l’una dall’altra. Nonostante oggi sia essenzialmente un prodotto artigianale, in alcune zone persiste la preparazione casalinga e la tradizionale usanza dello scambio del dolce accompagnato da un rametto di vischio.
Facciamo una sosta in Abruzzo dove per Natale si gusta il famoso parrozzo. Questo dolce fu ideato e preparato nel 1920 da Luigi D’Amico, titolare di un laboratorio di pasticceria a Pescara. D’Amico ebbe l’idea di fare un dolce dalle sembianze di un pane rustico anche detto pane rozzo. D’Amico fu ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e riprodusse il giallo del granoturco con quello delle uova, alle quali aggiunse la farina di mandorle.
La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che, estasiato dal nuovo dolce, scrisse un madrigale “La Canzone del Parrozzo”.
In Puglia, invece, i dolci tipici che hanno sconfinato i confini regionali sono davvero tanti. Si parte dalle cartellate per arrivare ai mostaccioli e mandorle atterrate.
Le cartellate o carteddate nella tradizione cristiana rappresenterebbero l’aureola o le fasce che avvolsero il Bambino Gesù nella culla, ma anche la corona di spine al momento della crocifissione. I mostaccioli prendono il nome dal mosto che i contadini anticamente usavano per renderli più dolci. Sono dei biscotti di cacao e appunto mosto ricoperti di cioccolato.
E come dimenticare gli struffoli campani? Il dolce è composto da numerosissime palline di pasta (realizzata con farina, uova, strutto, zucchero, un pizzico di sale e liquore all’anice) di non più di 1 cm di diametro, fritte nell’olio o nello strutto e (dopo averle lasciate a raffreddare) avvolte in miele caldo e disposte in un piatto da portata dando loro, in genere, una forma a ciambella; si decora, infine, la composizione con pezzetti di cedro ed altra frutta candita, pezzetti di zucchero e confettini colorati (chiamati diavolilli, diavoletti oppure “minulicchi”).
Infine, ultimo ma non ultimo, il buccellato di Sicilia. Si tratta di un impasto di pasta frolla e farcito con un ripieno di fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia o altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato. Il ripieno di mandorle è costituito da un impasto di mandorle pelate, zuccata (zucca candita) e gocce di cioccolato. Il ripieno di fichi, più tradizionale, è invece costituito da un impasto di fichi secchi, frutta candita e pezzetti di cioccolato. Il buccellato “casereccio” viene solitamente ricoperto di glassa, quello prodotto in pasticceria è ricoperto di zucchero a velo o di frutta candita.
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