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“L’artigianato tunisino leva dello sviluppo”. L’impegno di Utica e il Nobel per la Pace

artigianato tunisino

Ci sono Paesi – non lontani dall’Italia – che vivono oggi una delicata situazione sociale ed economica; uno scenario complesso che, a causa di “piaghe” globali, rischia di compromettere la forza propulsiva delle migliori risorse produttive interne.

Tra questi c’è sicuramente la Tunisia, una delle aree più interessate dal vento di speranza soffiato, qualche anno fa, in occasione della Primavera araba. La cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini”, culminata nel 2011 con la fuga dell’allora presidente della Repubblica, Zine El-Abidine Ben Ali, lasciava presagire, nel mondo arabo, a un “clima” diverso rispetto a quello attuale: la nascita dello Stato islamico, gli attacchi terroristici, i frequenti massacri e il caos che regna in numerosi Paesi (Siria, Libia, Egitto, Yemen, solo per citarne alcuni) ha letteralmente cancellato le aspettative riposte nelle rivendicazioni sorte tra il 2010 e il 2011.

tunisia-revolution-ben-ali-politics-15012011Eppure, nonostante l’abbia colpita al cuore, la Tunisia continua a contrastare il germe del fondamentalismo. Il merito è di una società civile che non si è mai arresa agli effetti delle violenze e delle minacce dell’IS. Secondo alcuni recenti dati, l’attentato al museo del Bardo, a Tunisi, dello scorso anno ha causato dei danni anche all’economia nazionale: l’industria del turismo, uno dei comparti più redditizi del Paese, per esempio, ha avvertito una forte contrazione.

L’impegno di Utica e il ruolo dell’artigianato tunisino

Come accade, però, nei momenti di maggiore crisi emergono delle forze artigianato tunisinopropulsive inaspettate. Cellule “buone” del sistema che, in questo caso, decidono di cooperare per ristabilire la pace e rimettere in moto il Paese.

È il caso dell’Union tunisienne de l’industrie, du commerce et de l’artisanat, che cura gli interessi di centinaia di migliaia di imprese in Tunisia. Si tratta dell’11% della popolazione attiva, che contribuisce a circa il 4% del PIL nazionale.
 

Il Nobel a Utica e al National dialogue quartet

Un impegno che, lo scorso anno, ha attirato l’interesse della comunità internazionale grazie pure all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Oslo. Utica, infatti, fa parte del “National dialogue quartet”: un trust di realtà tunisine costituito anche dall’Union générale tunisienne du travail (sindacato), dalla Ligue tunisienne pour la défense des droits de l’homme (lega dei diritti umani) e dall’Ordre national des avocats (ordine degli avvocati), che si è distinto per «il contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011 […] quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini».

UticaUn’onorificenza di grande prestigio riservata, sin dalla sua nascita, a grandi personalità o organizzazioni internazionali del calibro di Croce Rossa, Nazioni Unite e Unione europea.

Per approfondire le attività svolte da Utica, abbiamo intervistato il suo segretario generale, il giornalista Hichem Houidhek.

 

Mr. Houidhek, può soffermarsi sull’impegno di Utica in Tunisia?

L’organizzazione, nata nel 1947, riunisce i settori professionali legati all’artigianato tunisino, alla produzione e ai servizi. Rappresenta oggi 150.000 micro, piccole e medie imprese. In particolare, dà voce all’insieme degli operatori del settore (350mila artigiani) e a più di 100 tipologie di artigianato tradizionale. Oggi, come dimostra l’assegnazione del Nobel, giochiamo un ruolo non solo economico e commerciale ma anche politico, sociale, culturale. Nel rispetto delle nostre tradizioni, operiamo concretamente per portare del valore aggiunto alla nostra economia, mettendo al centro del nostro impegno la persona e il lavoro.

Insomma, sembra che la società civile e, in particolare, le imprese artigiane abbiano preso in mano la situazione.

I partiti politici vivono ancora in un mondo a parte. Non hanno ancora compreso i veri problemi della Tunisia, pian piano ci provano. Per questa ragione, non riescono a intercettare l’interesse della gente. Al momento, c’è una separazione netta tra i cittadini e la classe politica.

Può soffermarsi sul ruolo svolto dall’artigianato tunisino nell’economia nazionale?

L’artigianato, negli anni, è diventato parte integrate dell’economica nazionale. È così importante che celebriamo, a metà marzo, delle Giornate dedicate all’artigianato tradizionale, promosse con l’obiettivo di scoprire la ricchezza di un settore che, nonostante tutto, vive oggi un momento di crescita e di conoscenza. Dispianiamo, inoltre, di un Salon de la création artisanale, che promuove i nostri articoli innovativi nel design.

Basti pensare ai tappeti a pelo lungo (berberi e di Kairouan), a pelo raso o tessuto (macramé, kilim, mergoum). Oppure alle tradizioni del cuoio, del rame, del tessuto e del legno. Non va, infine, dimenticata la lavorazione dell’argilla, che a Nabeul dà vita alle ceramiche apprezzate in tutto il mondo.

artigianato tunisino

In che modo desiderate valorizzare, a livello globale, questo inestimabile patrimonio culturale?

Oggi sono sempre più numerosi gli operatori interessati ai mercati internazionali. Il loro obiettivo è quello di intercettare le nuove tendenze per risultare competitivi a livello globale. Per favorire questo fenomeno, puntiamo forte sulle scuole di artigianato tunisino. Grazie alla formazione, i giovani studiano per creare nuove aziende.

artigianato tunisino

Lo scorso anno avete partecipato, a Milano, alla più importante fiera internazionale dell’artigianato.

Nel 2015, all’Artigiano in Fiera, abbiamo promosso una collettiva di imprese. La partecipazione si è rivelata un’esperienza interessante. Quest’anno contiamo di aumentare il numero di artigiani e di articoli presenti. Recentemente abbiamo incontrato, in Tunisia, il presidente della società organizzatrice Ge.Fi. – Gestione Fiere Spa, Antonio Intiglietta, che ha visitato l’organizzazione oltre che alcuni artigiani. Insieme abbiamo pensato di migliorare ulteriormente gli stand con eventi, lavorazioni dal vivo e gastronomia. Il nostro punto di forza sarà, indubbiamente, la cultura.

artigianato tunisino

Avete instaurato un legame molto forte con l’Europa.

È vero. Spero che in questa difficile esperienza vissuta dal nostro Paese l’Europa continui ad aiutarci. Il legame che ci unisce è dimostrato dalle numerose partnership avviate. Da due anni il turismo interno è calato a causa degli attentati: chiediamo al continente europeo e ai suoi operatori di incoraggiare la gente a visitare la Tunisia. La contrazione di questo comparto, infatti, pesa anche sull’artigianato tunisino.

Possiamo concludere l’intervista con un appello?

Il nostro è un appello di solidarietà. Il mio auspicio è che tutti possano restare uniti per contrastare il terrorismo. È una sfida che non esclude nessuno, questo fenomeno colpisce il mondo interno. Per quanto riguarda la Tunisia, vorrei ribadire che il nostro non è un Paese in pericolo. Presto torneremo come prima. Anzi, meglio.

(con la preziosa collaborazione di Tanya Soued)

 

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