Come funziona un alveare?
- Redazione Artigiano in Fiera
- 9 anni fa
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- 1 min
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L’alveare è una delle strutture sociali più avanzate in natura, al pari dei formicai. Una società dove ogni individuo ha il suo compito, che porta avanti con dedizione e passione, affinché tutto funzioni perfettamente e la vita della famiglia a cui appartiene prosegua e vada avanti per numerose generazioni. Sapere come funziona un alveare è un’esperienza affascinante, che ci fa capire quanto la natura possa essere perfetta.
Veramente una straordinarietà, soprattutto se pensiamo che tutta questa organizzazione è frutto di un istinto innato, che nei secoli ha portato le api a un livello di efficienza dove tutto è calcolato, pensato con uno scopo ben preciso e ottimizzato per la situazione in cui ci si trova.
Un esempio? Lo sapevate che i favi di un alveare sono di forma esagonale perché l’esagono perfetto è la figura geometrica (a parte il cerchio) dove il rapporto tra perimetro e area è più vantaggioso? Infatti, dato che il favo deve essere costruito con la cera che le stesse api devono produrre, è importante ottenere celle il più grandi possibili, ma che allo stesso tempo non costringano a una super produzione di materiale per crearle. In questo senso, l’esagono è la figura che meglio si adatta a questo scopo!
In questo contesto, il processo con cui le api nascono, crescono e vivono è un’altra incredibile storia di organizzazione, dove si sviluppa anche una vera gerarchia sociale, dove – ovviamente – l’ape regina è in cima alla piramide. Abbiamo incontrato Giovanni Torri, artigiano titolare dell’impresa Le Delizie dell’Alveare, che ci ha raccontato come funziona un alveare, raccontandone un “ciclo di vita”: veramente affaschinante!
Come funziona un alveare: un ciclo di vita delle api
Siamo partiti da una domanda che forse in molti si saranno fatti: chi determina l’ape regina? Il racconto di Giovanni Torri ci ha dimostrato come un alveare sia una struttura sociale organizzata, dove poco (o niente) è lasciato al caso.
Nel momento in cui – per mille motivi – la vecchia ape regina (la “padrona di casa”) abbandona il suo alveare con la sua famiglia, facendo quello che in gergo si chiama “sciamatura”, lascia nello stesso alveare un discreto numero di uova (un’ape regina può deporre circa 2000 uova al giorno).
Nel momento in cui nell’alveare non c’è la regina, le api che non hanno fatto parte della sciamatura sanno per istinto che devono “ricreare” una regina perché altrimenti ci sarebbe morte certa per loro. Le api, infatti, muoiono dopo 30 giorni e senza l’ape regina quindi la famiglia andrebbe a finire perché non ci sarebbe più il ricambio generazionale, dato che la regina è l’unica in grado di deporre le uova.
Per creare una nuova regina, le api scelgono 10-30 uova tra le migliaia che hanno e, prima che nasca il bruco (cosa che avviene a tre giorni dalla deposizione), iniziano ad alimentarle a pappa reale, e non solo a miele e polline. Quello che determina la classe di un’ape è il cibo che riceve! Quindi se un bruco ha nella sua celletta solo miele e polline diventerà un’operaia, mentre se ha a sua disposizione pappa reale diventerà una regina. Il processo è irreversibile: non si torna indietro! La pappa reale infatti fa sviluppare l’ape in modo molto maggiore rispetto al semplice miele: per questo motivo l’ape regina è l’unica in grado di deporre le uova. Solo i bruchi che mangiano pappa reale riescono a sviluppare gli organi atti alla deposizione.
La pappa reale, inoltre, fa in modo che il bruco dopo dieci giorni sia un vero e proprio “gigante”, molto più sviluppato di tutti gli altri che si sono nutriti a polline.
Per scegliere l’unica ape regina quindi si procede a una vera selezione naturale. Le uova infatti non vengono deposte contemporaneamente ma a distanza (seppur breve) l’una dall’altra. Nel momento in cui si schiude un uovo, le api nutrici verificano le condizioni dell’insetto che nasce. Se non è perfetto – con una quantità di uova così elevata può succedere – viene ucciso subito. Appena viene fuori, tra le uova che erano state scelte, un insetto perfetto, quello diventa l’ape regina, la padrona dell’alveare.
Ovviamente la regina appena nata non può ancora deporre uova, perché non ha avuto ancora rapporti con le api maschio. Dopo circa una decina di giorni c’è l’accoppiamento, che avviene in volo (il cosiddetto “volo nuziale”). L’ape regina durante il suo volo nuziale si accoppia con più di 100 maschi, perché è in grado di trattenere il loro seme per tutta la sua vita all’interno di un organo che ha solo la regina e che si chiama “spermateca”. In un secondo organo invece può trattenere le sue uova.
Dopo il volo nuziale l’ape regina non uscirà più dalla sua casa, ma si occuperà della deposizione: deciderà lei se fecondarlo o meno. L’uovo non fecondato è un maschio (il gradino più basso della scala gerarchica delle api), mentre l’uovo fecondato diventerà una femmina, che è la classe più importante perché è quella che fa tutto per l’alveare.
Si ringraziano Daniele Celata per le riprese e l’intervista e Giovanni Torri per la disponibilità.
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