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Artigianato in Madagascar| Violette Ralalaseheno: “Ogni essere umano deve vivere con dignità”

artigianato in madagascar

Abbiamo incontrato Violette Ralalaseheno che, insieme al marito, ha creato un atelier di artigianato – Ferronerie d’art d’Alasora – che restituisce valore alle donne e agli uomini in difficoltà.

Il mio atelier è nato venti anni fa, creiamo oggetti artigianali e il nostro slogan è: ogni essere umano deve vivere con dignità.

Essere qui a Milano, a L’Artigiano in Fiera, è un modo per aiutare le 400 persone che lavorano nel mio atelier, da loro dipendono 1200 famiglie. Quando io e mio marito abbiamo fatto partire questo progetto l’obiettivo era aiutare le persone in difficoltà e li abbiamo aiutati trovando loro un lavoro.

Quello che desideriamo è garantire la dignità attraverso il lavoro artigianale, principale risorsa nel nostro Paese. Quasi il 95% delle persone che lavorano da noi sono persone in difficoltà finanziaria, persone che erano in prigione, prostitute. Lavorano per noi per garantire la dignità ai loro figli.

Non si possono fare miracoli per cambiare la situazione nel nostro Paese, ma la fiera di Milano è sempre stata un’opportunità per il nostro commercio e dopo 10 anni siamo riusciti a costruire il nostro grande laboratorio-scuola.

L’artigiano è per me una persona che ha qualcosa nel cuore e che vuole far conoscere e riconoscersi. Per questo motivo fabbrica gli oggetti e poi li condivide con i clienti che li comprano.

Artigianato in Madagascar: la micro impresa che restituisce dignità all’uomo

20 maggio 2015
C’è una storia che racconta di una micro impresa artigianale nella quale il lavoro è diventato, per i suoi dipendenti, un antidoto alla disperazione. Questa piccola realtà si trova in Madagascar e, più precisamente, a qualche decina di chilometri da Antananarivo, in una delle aree rurali più connotate dalla povertà estrema.

A Ankazobe Alasora, grazie all’opera delle Ferronnerie d’Art d’Alasora, circa 120 famiglie (400 persone tra uomini e donne) vivono attorno a un grande laboratorio artigianale, creato da Dieudonné Razafinjatovo e Violette Ralalaseheno. I due coniugi, promotori di una vera e propria cooperativa, impiegano centinaia di persone (in particolare indigenti e disabili) nella realizzazione di oggetti decorativi in ferro battuto e materiali riciclati.

Qui i figli degli operai hanno la possibilità di frequentare gratuitamente una scuola finanziata dalla coppia (senza aiuti da parte dello Stato) e provvista di spazi per lo sport, le belle arti, il teatro e il cucito.

Tutto è iniziato nel 1996, tramite l’adesione a un programma di sviluppo che ha consentito a Dieudonné Razafinjatovo (ex assistente di educazione fisica all’Università locale) di effettuare un periodo di formazione in Francia.

Oggi sono sempre più numerose le categorie sociali più deboli che nella piccola azienda trovano un rifugio dalla fame. Basti pensare alle donne malgasce che possono raggiungere il posto di lavoro insieme con i propri figli, sottratti così all’analfabetismo.

Tutti nelle Ferronnerie d’Art d’Alasora guadagnano abbastanza per vivere in modo dignitoso: i principianti ricevono tra il 3.000 e il 4.000 ariary al giorno, i più qualificati 60.000 ariary a settimana. E’ davvero un’opportunità unica per sperimentare, in una zona piegata dalla misera, la propria autonomia senza attendere interventi governativi.

Per proseguire questa bellissima avventura, la moglie Violette gira il mondo per presentare a un pubblico sempre più ampio le collezioni artigianali uniche ed esclusive. L’obiettivo è quello di continuare a sostenere un progetto votato alla solidarietà.

L’iniziativa, raccontata nel testo “Une prison d’amour” di Catherine Jousselme, richiede del resto uno sforzo notevole: 400 persone sono, infatti, legate all’attività.

Il sacrificio, però, sembra non intimorire questa coppia che ha scolpito nelle vite dei quattro figli i valori che animano la cooperativa. Si chiamano Finoana, Fitiavana, Fanantenana e Fahasoavana ovvero fede, amore, speranza e prosperità.

Libro Madagascar

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Foto | Facebook

 

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