La cura della propria barba: tempi e strumenti
- Redazione Artigiano in Fiera
- 9 anni fa
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Negli ultimi anni la moda maschile della barba è tornata prepotentemente alla ribalta, anche, anzi soprattutto, tra soggetti “under 30”. Dare libero sfogo ai bulbi piliferi facciali era stato molto in voga ai tempi degli hippies (chi non si ricorda i Beatles di fine anni’60?), ma ci è voluto quasi un quarantennio perché rivedessimo spuntare baffoni a manubrio, pizzetti di venti centimetri o folti favoriti sui volti maschili. Per la maggior parte si tratta di giovani tatuati che sfrecciano in città su bici a scatto fisso: sono gli “hipster” artefici (o colpevoli, a seconda del punti di vista) della rinascita della barba.
Sebbene secondo i più attenti trend setter l’hipsterismo sia sul viale del tramonto, è innegabile che di barbe, in giro, ce ne siano ancora tantissime e che anzi forse siano in aumento. Una barba rigogliosa innanzitutto dipende dalla fisiologia di ciascun soggetto: se si è glabri, non c’è niente da fare, a meno di appiccicarsi una parrucca facciale, ma in questo caso si sconfina nel travestitismo da spia sovietica e, per quanto ci riguarda, possiamo passare oltre. Altro elemento decisivo può essere l’intervento di un bravo barbiere, ma non tutti hanno la capacità di spesa per potersi permettere una spuntata presso professionisti costosi.
Una buona soluzione è quella di imparare a curare da soli il proprio look, armandosi di pazienza e avvalendosi degli strumenti giusti. Una barba, per definirsi tale, impiega dalle quattro alle sei settimane di crescita, dopodiché è possibile applicarsi per modellarla e adattarla allo stile preferito.
Una forbice d’acciaio è una grande alleata, ma ci vuole qualche tempo per imparare a maneggiarla con destrezza. La barba va considerata alla stregua dei capelli, per quanto riguarda l’igiene: la nostra inclinazione per i prodotti artigianali ci spinge a suggerire di lavarla quotidianamente con il sapone di Aleppo, che la renderà fluente e sarà d’aiuto nell’inevitabile fase del prurito (nelle prime due-tre settimane di crescita). Il giorno che sarà passata di moda o che semplicemente vi stuferete di portarla, non dimenticatevi di dare ulteriore protezione al vostro viso tornato glabro con un buon dopobarba.
Barba: un tentativo di classificazione
Non è facile stendere un elenco esaustivo e univoco dei vari tipi di barba, soprattutto dando nomi italiani agli stili, ma il tentativo è doveroso, oltre che divertente. Per sommi capi, gli stili più riconoscibili (variabili in una miriade di interpretazioni) sono:
- barba intera (in inglese full beard): non ha bisogno di spiegazioni
- sottogola (in inglese chin curtain): striscia sottile e curata che unisce le basette correndo sulla linea della mandibola. Ha nella barba alla Lincoln la sua variante incolta.
- favoriti (in inglese mutton chops): folti basettoni alla Cavour. Possono andarsi a unire ai baffi formando i cosiddetti friendly mutton chops (avete presente Lemmy dei Motorhead?)
- pizzo (in inglese goatee): barbetta solo sul mento. Ha svariate versioni se unito ai baffi (cosiddetta barba circolare), se presente insieme a baffi separati (barba ad ancora) o se ampio e accompagnato da baffi a manubrio (barba alla Balbo)
- mosca (in inglese soul patch): piccola barbetta sotto il labbro inferiore, in posizione centrale. Se portata insieme a baffi a ferro di cavallo forma la variante Frank Zappa, se invece è combinata con un sottogola ecco che si configura la barba alla Brett
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