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Il cappello artigianale da sogno apprezzato nel mondo

cappello artigianale

Nel corso dell’ultima edizione de L’Artigiano in Fiera abbiamo intervistato Maurilio Vecchi, produttore marchigiano di cappelli.

L’artigiano, insieme alla moglie, è titolare di una piccola impresa artigiana In provincia di Fermo, nelle Marche, un territorio nel quale la tradizione del cappello ha assunto un ruolo centrale nell’economia locale.

In che modo nasce la sua micro impresa, Hat & Dreams?

La scelta è stata fatta da mia moglie. Le donne, si sa, amano i cappelli. Quindi abbiamo associato questo accessorio alla parola sogno, così nasce Hat & Dreams.

La sua, comunque, è un’azienda dalle radici lontane.

In effetti, si. Si tratta di un’azienda alla quarta generazione. Il capostipite fu il mio bisnonno, che iniziò l’attività di famiglia realizzando cappelli adatti per la campagna, la raccolta frumento, le mondine del Piemonte. In età contemporanea, abbiamo sviluppato la nostra produzione allargando il raggio d’azione anche al feltro, restando però sempre legati all’accessorio in paglia, soprattutto per la stagione estiva.

Il cappello sembra un articolo irrinunciabile per le donne. Un elemento che distingue…

In effetti per le donne è proprio così. Cogliendo questa esigenza, ci siamo specializzati ulteriormente nel prodotto e lavoriamo, attualmente, con i Paesi asiatici, come Giappone e Corea, e Gli Stati Uniti.

In che modo realizzate i vostri cappelli?

Tutto il processo viene svolto internamente. Io e mia moglie riusciamo a produrre tutti i campioni nel nostro laboratorio, facendo le prove e sviluppando nuovi modelli e forme.

Quali sono i tessuti più innovativi oggi?

I tessuti più innovativi sono la lana, il feltro e il puro cashmere.

Il cappello artigianale, una tradizione che dà impulso al territorio

In provincia di Fermo, nelle Marche, la tradizione del cappello artigianale è più viva che mai. Tra Montappone, Massa Fermana, Falerone, Monte Vidon Corrado e Servigliano centinaia di micro e piccole imprese continuano, infatti, ad operare in un’area caratterizzata da una forte vocazione artigianale.

In uno dei distretti più importanti d’Europa, sorto negli anni sessanta, i sapienti maestri hanno, del resto, trasmesso di generazione in generazione le più antiche tecniche di lavorazione. Questa trama di saperi è stata assimilata dalle giovani “leve”. Professionisti in grado, oggi, di adattare la tradizione alle più moderne esigenze di mercato.

La lavorazione della paglia

L’attività di queste aziende è storicamente legata alla realizzazione del copricapo in paglia. Un prodotto che trae ispirazione dai modelli indossati dai contadini dei colli fermani (il cosiddetto “cappello della mietitura”).

“In epoche meno recenti, i residenti intrecciavano i fuscelli per realizzare cappelli destinati ai lavoratori delle campagne nella stagione estiva – racconta l’artigiano Maurilio Vecchi -. Tra gli anni ‘30 e ’40, le famiglie iniziarono a creare dei modelli anche per le mondine del Veneto e del Piemonte. Le quantità, richieste dallo Stato, erano ripartite tra le diverse realtà locali. Oltre alla paglia, negli anni successivi, i maestri si sono avvalsi anche del truciolo in legno proveniente dall’Emilia Romagna e, più precisamente, da Carpi”.

Il cappello artigianale in tessuto

Questa produzione, negli ultimi decenni, è stata affiancata dalla creazione di nuove linee di cappelli (berretto, basco, cuffia, cilindro, bombetta, colbac) realizzati con diversi tessuti (lana, cotone, feltro). Oggi nel distretto si produce il 70% del prodotto destinato al mercato nazionale, oltre che una significativa percentuale di articoli destinata all’Europa e al mondo.

cappello marchigiano 2

La scuola di formazione

Un successo che ha spinto il distretto a promuovere, insieme a Confindustria Fermo e all’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato “Ostilio Ricci”, un percorso formativo dedicato ai nuovi professionisti del settore.

“Nei giorni scorsi si è tenuta la prima lezione della scuola “Fabbrica Pilota”, promossa nell’ottica di illustrare ai partecipanti le fasi di lavorazione del cappello in paglia e in tessuto – continua Vecchi -. Al centro, al momento, partecipano dieci persone tra giovani allievi e adulti che desiderano riposizionarsi”.

Il museo del cappello

Preservare la tradizione è un modo per salvaguardare questo enorme patrimonio di arti e mestieri. Non a caso, a Montappone, grazie alla collaborazione di 45 aziende, è stata inaugurata lo scorso anno un’esposizione permanente che racconta, tramite pannelli con foto d’epoca, le tecniche di intrecciatura e cucitura della paglia. Il museo custodisce anche uno degli ultimi cappelli indossati dal celebre regista e sceneggiatore Federico Fellini.

 

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