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Datteri iraniani: come si coltivano? Intervista all’artigiano

datteri iraniani

L’attesa sta per finire: tra qualche settimana infatti sarà di scena Artigiano in Fiera 2017, e siamo pronti come ogni anno a scoprire tantissime nuove prelibatezze provenienti da tutto il mondo. Come i datteri iraniani della varietà Mazafati: questi dolcissimi frutti ricchi di proprietà (grazie al loro contenuto di zuccheri naturali, vitamine, sali minerali e fibre) saranno, insieme ad altri prodotti tipici dell’Iran (che sarà il Paese d’onore dell’edizione 2017), alcuni tra i principali protagonisti. Per conoscerli meglio ci siamo fatti raccontare qualche curiosità in più da Seyed Mohammad Torabi di Zaffiro, azienda che si occupa della loro produzione e commercializzazione.

Raccontaci un po’ di storia: quando arrivano i datteri in Iran e che ruolo hanno nell’economia locale?

I datteri hanno una storia molto antica, sono citati anche nel Corano, e sono stati un vero e proprio alimento base per le persone che non avevano da mangiare, una specie di pasto completo. Per produzione di datteri l’Iran è il secondo Paese al mondo dopo l’Egitto: parliamo di oltre 1 milione di tonnellate di datteri all’anno, che è una cifra molto alta. La cosa strana è che il 90% dei datteri prodotti in Iran è consumato internamente, ed è per questo che il dattero iraniano non è molto conosciuto a livello internazionale. Inoltre l’Iran è un Paese molto legato alle sue tradizioni culinarie: ad esempio si beve moltissimo tè (come in Italia si beve il caffè), che si dolcifica con una zolletta di zucchero o con lo stesso dattero, perché è uno zucchero naturale, che viene anche assimilato dal nostro corpo molto facilmente, senza creare i problemi degli zuccheri raffinati.

I vostri datteri arrivano da Bam, che caratteristiche ha questa zona di produzione?

I datteri vengono prodotti in moltissime zone dell’Iran, che però non hanno grandi giacimenti d’acqua. La caratteristica principale di Bam invece è che è una città in cui d’estate si raggiungono sì altissime temperature, ma sotto la terra c’è una ricchissima falda acquifera a cui le piante possono accedere. Per questo i datteri di Bam risultano molto pastosi, sono molto diversi dai datteri del Nord Africa, la buccia è molto più sottile, si sciolgono quasi in bocca. Noi cerchiamo sempre di selezionare la qualità più alta di datteri, che cresce nello strato intermedio della pianta, che non prende direttamente il sole, solo ma il calore.

 

Nel 2003 Bam è stata colpita da un violento terremoto, che ha provocato migliaia di vittime. Questo evento ha avuto delle conseguenze anche sulle coltivazioni?

A Bam vivevano molti coltivatori: a causa del terremoto molte famiglie sono state distrutte e i terreni sono rimasti senza proprietari. Altre persone si sono trasferite in altre città più grandi, per cui la zona si è svuotata ed è calata la produzione. Ma Bam ha anche altri problemi: il primo è il riscaldamento globale. E’ vero che il dattero resiste alle alte temperature, ma sempre entro certi limiti. Purtroppo negli ultimi anni il caldo sta aumentando e sta rovinando le colture. C’è poi un secondo problema: i produttori, per accontentare la grandissima richiesta (anche in vista delle esportazioni), stanno producendo molto di più, ma la quantità di acqua è sempre la stessa e di conseguenza ogni albero ha a disposizione meno acqua. Per innaffiare le palme bisogna ricorrere ad altra acqua, perciò i costi di produzione inevitabilmente salgono.

E’ vero che il dattero è una pianta che ci mette moltissimi anni prima di produrre frutti?

Sì, è vero: un albero di palma ci mette 80 anni prima di avere una produzione consistente, ma adesso grazie ad alcuni processi e alla tecnologia agronomica questo tempo si è dimezzato (anche se parliamo di minimo 30 anni).

Ci daresti un consiglio per gustare al meglio i datteri Mazafati?

Un consiglio che do io è di sostituire lo zucchero con i nostri datteri. Il dattero tunisino o egiziano non si può mangiare per dolcificare un caffè o un tè, invece i datteri iraniani sono più piccoli, sono morbidi quasi cremosi. Per assaporarli basta metterne in bocca uno, bere un sorso di tè, cominciare a mangiare il dattero e bere nuovamente.

 

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