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I falsi prosciutti di Parma che arrivano dalla Polonia

falsi prosciutti di Parma

E’ di ieri la notizia della scoperta di un traffico di prosciutti importati dalla Polonia e poi etichettati con marchi italiani (tra cui quello del Consorzio di Parma) in uno scantinato di Villaricca nell’area della città metropolitana di Napoli.

I Carabinieri hanno denunciato una donna e un uomo, rispettivamente di 52 e 54 anni, scoperti a disossare i salumi e poi contraffarli con etichette “prestigiose”. Per loro il numero delle imputazioni è davvero lungo: frode alimentare, violazione delle norme amministrative e sanitarie che disciplinano la somministrazione al pubblico di alimenti, esercizio abusivo di vendita all’ingrosso di prodotti alimentari.

Il laboratorio clandestino, definito in “pessime condizioni igienico-sanitarie” è stato posto sotto sequestro, così come tutte le attrezzature usate per produrre i falsi prosciutti made in Italy. Nello scantinato sono stati infatti trovati frigoriferi, banchi da macelleria, coltelli e tutto il necessario per l’etichettatura e il confezionamento in busta.

Il fenomeno delle frodi alimentari è una vera piaga che colpisce il made in Italy: le ultime stime definiscono in sessanta miliardi di euro il giro d’affari di tutti i prodotti fasulli che sono venduti all’estero come originali italiani, ma fa ancora più male quando i reati li commettono gli stessi italiani, come nel caso di Villaricca.

Per fortuna ci sono semplici metodi per autotutelarsi, proprio in tema di prosciutti. Come ci raccontava qui su Artimondo Magazine Domenico Eleuteri, un buon metodo per capire se un crudo è autentico o no è osservarne le dimensioni: i prodotti nostrani difficilmente pesano meno di dieci chili, mentre quelli che arrivano dall’estero (naturalmente anche i prosciutti crudi non destinati alla contraffazione!) sono più piccoli. Altro accorgimento da mettere in campo è l’attento controllo della marchiatura. Purtroppo nel caso della truffa di Villaricca la sofisticazione era semplice ma efficace: l’etichetta con la scritta made in Italy era posta sopra quella che certificava la provenienza polacca del prodotto.

Le falsificazioni sono crimini davvero odiosi perché colpiscono soprattutto i ceti della popolazione con capacità di spesa ridotta, che non possono sborsare molti euro, ma che di fronte a un’offerta di un (apparentemente) bel prosciutto crudo non si tirano indietro. Le statistiche parlano di un aumento del 180% nel valore dei sequestri, segno che il fenomeno delle adulterazioni dei cibi tipicamente italiani è in crescita. Al consumatore non resta che “drizzare le antenne” e confidare nel buon lavoro delle forze di polizia.

 

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