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Presidio di Coldiretti al Brennero per salvaguardare il made in Italy alimentare

coldiretti presidio brennero 7 settembre 2015

Difesa del made in Italy alimentare attraverso una stretta sulle etichettature: è questo l’obiettivo della protesta messa in campo oggi da Coldiretti al valico del Brennero. Gli agricoltori hanno controllato simbolicamente (ma forse non solo) i mezzi in entrata che trasportano prodotti agroalimentari, per verificare se sono genuini e se soprattutto non sono “taroccature” del made in Italy.

Obiettivo della protesta è l’Unione Europea, accusata di fare troppo poco (e di farlo in tempi troppo lunghi) contro le contraffazioni. Secondo Coldiretti, gli effetti della concorrenza sleale ai nostri prodotti provoca effetti negativi sia sull’occupazione che sull’ambiente, a causa dell’abbandono delle campagne, ritenute non più remunerative.

foto | Flickr

La battaglia in difesa del made in Italy alimentare

made in italy alimentare

Giochiamo per un attimo all’apocalisse europea: dopo l’uscita dall’euro della Grecia è il turno dell’Italia, che torna alla lira. “Fantastico!” penseranno in tanti “l’Italia è un Paese esportatore di eccellenze e una moneta svalutabile è quello che ci vuole”. Questo poteva essere vero fino al momento di entrata in vigore della moneta unica, quando il mercato dei beni e dei servizi era molto diverso da oggi. In questi tredici anni infatti è esploso il fenomeno dell’e-commerce, forse l’unico prodotto davvero positivo della globalizzazione, ormai impossibile da non tenere in considerazione anche in ottica macroeconomica.

Come ogni rivoluzione anche l’e-commerce ha purtroppo un rovescio della medaglia, in questo caso l’estrema difficoltà nel controllo delle merci. Ad andarci di mezzo sono naturalmente i beni di prima qualità, che sono imitati e contraffatti in maniera massiccia. Il made in Italy è tra le categorie più colpite da questo fenomeno criminale e in particolare il settore del food è uno dei bersagli preferiti dai “taroccatori” di tutto il mondo.

Negli ultimi anni, i cosiddetti prodotti “italian sounding”, cioè quelli con nome assonante con l’italiano (il famigerato formaggio Parmesan ne è forse l’esempio più lampante), hanno avuto ampia diffusione sul mercato online, soprattutto sulle grandi piattaforme internazionali di e-commerce, tanto da spingere le istituzioni del nostro Paese a correre ai ripari.

Nel mese di giugno il Ministero per le politiche agricole ha chiuso un accordo con Alibaba per la tutela dei prodotti Dop e Igp, che segue di circa un anno quello siglato con eBay. Si tratta del primo caso di intesa tra un governo e i colossi delle vendite online, quasi a sottolineare che il made in Italy alimentare è eccellenza tra le eccellenze.

E’ certamente un passo molto importante per difendere i nostri marchi e i prodotti di alta qualità, ma l’azione decisiva è nelle mani del consumatore, tanto tra gli scaffali di un supermercato, quanto sulle pagine di un e-commerce. Il cliente ha il coltello dalla parte del manico, basta che quel coltello abbia voglia di prenderlo in mano: solo con la consapevolezza e un minimo sforzo “culturale” è possibile capire se i prodotti che acquistiamo sono validi o no.

Occorre insomma spendere un po’ di tempo e poche energie per conoscere chi produce i beni che stiamo acquistando; in questa operazione è decisivo l’apporto del venditore, che con la sua trasparenza e la sua competenza può guidare il cliente al migliore acquisto possibile: è la filosofia che Artimondo mette in campo nel suo commercio online.

Insomma, un buon mix di impegno istituzionale, onestà dei venditori e autotutela da parte dei consumatori può scongiurare l’agghiacciante scenario in cui saremo invasi da bottiglie di “Brunello di Monticino” e aceto balsamico bianco: questa sì, una vera apocalisse!

 

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