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Qual è la differenza tra pelle e cuoio

pelle e cuoio

La differenza tra pelle e cuoio afferisce al processo di lavorazione a cui vengono sottoposte le pelli animali che si chiama concia e che è antichissimo. Già l’uomo preistorico capì che la pelle degli animali che cacciava per cibarsi poteva essere usata come protezione dalle intemperie e più in generale dagli agenti atmosferici. La pelle però è un materiale organico proteico soggetto a rapida putrefazione, problema che appunto la conciatura elimina rendendo la pelle “immortale”, non putrescibile.

Dalla conciatura moderna della pelle otteniamo oggetti, accessori e articoli di abbigliamento diffusissimi: dai portachiavi ai portafogli, dalle cinture alle scarpe, dalle borse alle giacche fino ai cappelli eccetera. Oggetti che possono essere anche molto pregiati e quindi molto costosi, in ogni caso alcuni di quelli citati sono dei classici intramontabili per un regalo sempre gradito (Natale si avvicina!). Ma, tornando a noi, qual è la differenza tra pelle e cuoio e come funziona il processo di concia?

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Pelle e cuoio, cenni storici

L’uomo preistorico si accorse che se la pelle veniva esposta al fumo del fuoco acceso per riscaldarsi o per cuocere la carne durava di più. Stessa cosa se la pelle degli animali veniva immersa in acqua con rami o foglie di piante e alberi. Furono questi i primitivi tipi di concia vegetale scoperti: la concia alle aldeidi, di cui il fumo dei legni freschi abbonda, e la concia ai tannini, contenuti nei vegetali e nel legno. Il cuoio era già allora il prodotto finale della lavorazione vegetale della pelle degli animali.

Per secoli e secoli le tecniche conciarie sono rimaste in sostanza invariate, utilizzando solo acqua, calce, tannini vegetali e grassi animali, mentre solo piccole quantità di pelli erano conciate con allume (ma il materiale che se ne otteneva non era ben resistente all’acqua). Solo nella seconda metà del 1800 fu inventato il bottale, una macchina con un cilindro ruotante intorno al proprio asse in cui venivano introdotti pelli e prodotti chimici.

L’azione meccanica rotatoria del bottale agevolava la penetrazione dei prodotti nella pelle e quindi il processo conciario velocizzandone di parecchio i tempi. Con il bottale vennero poste le basi per una trasformazione dell’attività conciaria da prettamente artigianale, come era stata fino ad allora, in attività industriale.

Il passo successivo fu la scoperta agli inizi del XX secolo della concia al cromo, che sfruttava la capacità conciante dei composti del cromo trivalente che riescono a legarsi in modo stabile alla pelle che diventa così imputrescibile. Oggi questo è il tipo di concia più diffuso al mondo perché più semplice, rapido ed economico (ma non permette di produrre il cuoio da suola per le scarpe).

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Pelle e cuoio: la conciatura

Possiamo dire che pelle e cuoio sono due facce della stessa medaglia. Il cuoio come abbiamo visto altro non è che il materiale ricavato dalla pelle degli animali destinati alla macellazione (di solito bovini, ovini, caprini, suini, equini) tramite un processo di lavorazione che si chiama concia e che come detto ha le sue origini nella notte dei tempi.

La conciatura, vegetale o chimica, rende la pelle inalterabile e imputrescibile. Il procedimento di concia protegge la pelle permettendo al contempo la traspirazione, a differenza di materiali plastici e/o sintetici. Di solito il cuoio viene prodotto e venduto in pezzature molto grandi ed è più pesante e flessibile rispetto alle pelli che non vengono sottoposte a conciatura ma solo ad essiccazione.

Prima di vedere più da vicino come funziona la conciatura e i vari tipi di concia, diciamo che la pelle è un tessuto diviso in tre strati. Il primo, partendo dalla parte esteriore, è l’epidermide, sotto c’è il derma e poi ancora sotto l’ipoderma. La prima fase della conciatura consiste nello staccare la pelle dalla carcassa dell’animale, meccanicamente o manualmente.

La pelle poi andrà sottoposta a salatura e seccatura, per preservarla dai batteri esterni. Fatto questo si procede con la conciatura vera e propria per trasformare la pelle in cuoio. Prima della concia, la pelle viene tagliata perpendicolarmente in due sezioni. La prima, denominata pieno fiore, è la parte più pregiata del pellame; la seconda, chiamata crosta, è usata per lavorazioni più a buon mercato.

Ci sono diversi tipi di concia e a seconda del conciante usato si ottengono prodotti che hanno nomi e caratteristiche differenti. La due grandi tipologie di concia sono quella vegetale e quella chimica. Per conciatura chimica oggi si intende soprattutto quella realizzata con sali di cromo e bicarbonato di sodio che stringono con le fibre della pelle un legame molto più resistente di tutte le altre sostanze. Oltre l’80% di tutti i capi in cuoio prodotti su scala mondiale viene fatto così. Il cuoio che ne esce fuori resiste a temperature fino a 100°.

La conciatura vegetale (realizzata con tannini vegetali, estratti ad esempio dal castagno o dalla mimosa) produce un cuoio decisamente più pregiato e un po’ più rigido rispetto alle creazioni che usano prodotti chimici, per una resistenza idrotermica del cuoio ottenuto che arriva fino a 70-80°. Questo tipo di concia è impiegato nella produzione di cuoio da suola per le scarpe. C’è poi la concia in olio, il conciante organico più antico, derivato da oli insaturi (come quelli degli animali marini), con cui veniva prodotto il cuoio scamosciato.

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