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L’artigianato come strumento di identità culturale

Kati Andrejszki Artigianato

Il concetto di ‘patrimonio culturale‘ è cambiato radicalmente negli ultimi decenni. Se prima erano principalmente i beni materiali, gli edifici e le grandi opere d’arte ad essere considerati l’eredità culturale di una nazione, nel 2003 l’UNESCO ha deciso che il patrimonio meno tangibile ma altrettanto importante costituito da “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale” deve assolutamente essere riconosciuto come essenziale e quindi salvaguardato.

Il processo di globalizzazione del pianeta e la produzione di massa hanno certamente ridotto tempi e costi, ma gli effetti collaterali che questi cambiamenti hanno provocato non sono stati da poco: la qualità dei prodotti in molti casi è stata compromessa in maniera irreversibile, così come la possibilità di sopravvivenza degli artigiani e delle loro antiche tecniche di lavorazione, spesso tramandate attraverso i secoli di generazione in generazione.

I cambiamenti nelle condizioni sociali delle persone, le mode in continua evoluzione e gli sviluppi tecnologici spesso sono risultati in una diminuzione delle opportunità di espressione per gli artigiani ma anche di insegnamento della professione. Bisogna però tenere in considerazione che la creazione di un oggetto artigianale è un processo che va oltre la produzione dell’articolo in sè: è una forma di espressione che racchiude la cultura e le tradizioni di un popolo, un patrimonio da proteggere e tramandare la cui scomparsa arrecherebbe un danno inestimabile all’identità culturale di una nazione.

Kati Andrejszki, un’artigiana di origine Ungherese che da più di 20 anni produce accessori in pelle, cera, raso e pietre preziose, ci ha spiegato cosa significa per lei creare un oggetto e cosa ne pensa del processo di globalizzazione:

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Creare è comunicare se stessi agli altri. Dentro ogni creazione c’è un pezzo dell’artista, è come se irradiasse energia. Se qualcuno è ben predisposto a riceverla, ecco che si instaura una comunicazione silenziosa. Il messaggio che voglio trasmettere è l’ammirazione per la bellezza della natura (i fiori delle mie sciarpe di seta), la plasticità dei materiali (cera, pelle), ma voglio anche introdurre e tramandare i segreti della nostra cultura artigiana (finimenti in pelle per cavalli).

“La cultura è quello che mantiene viva una nazione. Nella musica, nella danza, nell’artigianato, la cultura ci aiuta a ritrovare le nostre radici e la nostra identità. Ci fa vedere da dove veniamo, dove stiamo andando ed a quale posto apparteniamo. Ci vogliono tipi diversi di fiori in un prato per creare un insieme perfetto: ecco come immagino la vita in un mondo globalizzato.”

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