Storia dell’orologio: dalla meridiana a quello da polso
- Redazione Artigiano in Fiera
- 8 anni fa
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La storia dell’orologio scandisce le tappe del cammino dell’uomo nel suo rapporto con il tempo, il suo fare i conti con i minuti, le ore, i mesi e gli anni che passano. Con il trascorrere della vita insomma. Ed è per questo che una storia dell’orologio non può che partire dall’uomo primitivo che per necessità divise il tempo, osservando la luna che ogni 28 giorni ritorna nella stessa posizione. Oggi gli orologi sono anche, quando non soprattutto, accessori di bellezza, alla moda, ma le loro origini affondano nell’antichità quando il loro utilizzo era preminentemente pratico.
Storia dell’orologio: dagli egizi ai bizantini
Verso il 3.000 a.C. furono i sacerdoti babilonesi a dividere il giorno in 24 ore. Per vedere però all’opera i primi veri e propri strumenti di misurazione del tempo dobbiamo attendere gli antichi egizi che intorno al 1500 a.C. usavano già gli orologi (o quadranti) solari, altrimenti detti meridiane: un’asta illuminata dal sole proiettava l’ombra su un quadrante graduato che indicava il passare delle ore.
Sempre agli egizi risale, circa due secoli dopo, l’invenzione dell’orologio ad acqua. Si trattava di un semplice vaso da cui l’acqua sgocciolava da un buco con l’ora che veniva determinata in base alla quantità d’acqua che rimaneva nel vaso. Presso gli antichi greci invece il tempo riservato a ciascun oratore che prendeva parola nell’agorà era misurato da clessidre contenenti acqua.
Furono gli arabi a perfezionare in senso tecnico-matematico meridiane e clessidre meccaniche con un sistema di pesi e contrappesi, come testimonia l’orologio dato in regalo dal califfo Harum-al-Rachid (763-809) all’imperatore Carlo Magno (742-814) e descritto dal biografo dell’imperatore, Eginardo: “un meccanismo, mosso dall’acqua, indicante le ore che erano annunciate da un numero uguale di piccole biglie di bronzo, cadenti in un bacile (…). A metà, dodici cavalieri si sporgono da dodici finestre che si richiudono dietro di loro (…)”.
I bizantini, famosi per i loro orologi monumentali, oltre agli esemplari idraulici ne costruivano anche a olio: il tempo era misurato in base alla durata della combustione. Famoso l’orologio idraulico, con uccelli meccanici cantanti, che ancora nel 1211 svettava sulle torre dell’ippodromo di Costantinopoli.
Quando nasce l’orologio meccanico
La storia dell’orologio meccanico in senso stretto, seppur ancora impreciso, ha una radice europea, debuttando nel basso Medioevo, attorno al 1200, per il campanile di una chiesa. Per contrastare le imprecisioni si diffuse l’uso di rimettere questi primi orologi sull’ora esatta a mezzogiorno, quando il sole tocca il punto più alto sull’orizzonte.
Poi l’adozione di orologi meccanici veri e propri, dotati di un sistema di pesi e contrappesi, anche collegati a delle campane, aprì l’epoca degli orologi-monumento che dal 14° secolo in poi abbelliranno soprattuto le chiese. Per i primi esemplari di orologi mobili, da portare con sé, da indossare insomma, ci vorranno circa altri 200 anni. A partire dal 1500 l’orologeria mobile in senso moderno muove i suoi primissimi passi: erano orologi che venivano portati, a mo’ di collana con un ciondolo, al collo. I primi modelli erano dunque solo per signore e non per uomini.
Nacquero in questo periodo anche i primi orologi con una sola lancetta, soltanto quella delle ore, con la possibilità di approssimazione al quarto d’ora. Si deve attendere il 17° secolo per un ulteriore progresso nella storia dell’orologio e cioè l’applicazione del pendolo agli orologi effettuata da Galileo Galilei e dell’olandese Christiaan Huygens a metà 1600.
Intorno al 1670 un nuovo meccanismo denominato a scappamento sostituirà il meccanismo del moto alternato del pendolo con il moto rotatorio prodotto da una corona. Lo stesso Huygens inventerà quindi un sistema costituito da un bilanciere con molla a spirale: nascevano così gli orologi da tasca (1674) che potevano funzionare anche in movimento mentre finora qualsiasi tipo di orologio aveva bisogno di stabilità. La storia dell’orologio era pronta a fare il suo ingresso nella modernità.
Orologi da polso, al quarzo e digitali
La produzione industriale degli orologi parte dal 18° secolo in poi in Europa, in Germania per la precisione, per poi estendersi nel secolo successivo agli Stati Uniti e al Giappone. Il primo vero orologio da polso è datato 1868 e porta la firma dell’azienda svizzera di orologi di lusso Patek Philippe. L’esemplare venne realizzato per la contessa ungherese Koscowicz.
Il primo orologio da polso per uomini (il Santos) fu invece opera del famoso orologiaio francese Louis Cartier che lo realizzò nel 1904 per il suo amico aviatore Santos Dumont. Prima di allora l’orologio da polso era rimasto un accessorio prettamente femminile, quasi fosse un’estensione tecnologica del bracciale, mente gli uomini continuavano a usare quello da taschino.
All’orologio meccanico seguiranno gli orologi elettrici tra cui quelli al quarzo, inventato negli Usa nel 1928 da W. Horton e W. A. Morris e molto più preciso di quello meccanico: la misura del passare del tempo è determinata dalle oscillazioni di un cristallo al quarzo. I primi esemplari erano molto ingombranti ma nel 1960 erano già stati approntati i primi modelli di orologi da polso. Il primo orologio da polso con display digitale risale invece al 1971.
La produzione industriale di orologi oggigiorno segue le ultime innovazioni tecnologiche (vedi gli orologi smart e/o connessi agli smartphone) e le mode: sempre più spesso oggetti di lusso o di tendenza e sempre meno strumenti per il computo del tempo. In ogni caso si può sempre rifuggire dall’omologazione scegliendo l’arte, l’originalità e la qualità dell’opera di maestri artigiani e orologiai, che offrono i loro orologi artigianali – da polso e da casa – sull’e-commerce di Artigiano in Fiera, il negozio online dedicato ai migliori prodotti artigianali d’Italia e non solo.
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