White Day: che cos’è la festa del 14 marzo in Giappone
- Redazione Artigiano in Fiera
- 10 anni fa
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Non solo Babbo Natale vestito di rosso e bianco è un’invenzione commerciale, anche il White Day giapponese fonda le sue radici in una precisa, fredda e spietata strategia commerciale, quella delle industrie dolciarie, per la precisione.
L’introduzione del giorno di San Valentino in Giappone
La festa del “giorno bianco” si celebra il 14 marzo in Giappone, a un mese di distanza da San Valentino, altra festa “importata” molto sentita nel Paese del Sol Levante. La classica giornata degli innamorati fu introdotta in Giappone negli anni ’50, durante il primo periodo post-bellico, quando l’occidentalizzazione del Paese ebbe la spinta maggiore.
Nel 1958 la campagna pubblicitaria martellante di una catena di grandi magazzini compì il miracolo commerciale di fissare la ricorrenza nella società giapponese.
Da allora, ogni 14 febbraio, le ragazze regalano cioccolato ai loro innamorati; successivamente la platea di persone a cui fare un dono si è allargata fino a raggiungere una configurazione a tre livelli, che potremmo riassumere un po’ grossolanamente in cioccolato per i colleghi (generalmente industriale), cioccolato per gli amici (mediamente pregiato), cioccolato per la persona amata (prodotto da artigiani specializzati o addirittura fatto a mano dalle ragazze).
“E’ una concezione diversa della Festa degli Innamorati, rispetto alla nostra in Occidente” ci racconta Andrea Pancini, insegnante di giapponese alla Scuola di lingue orientali del Comune di Milano “In Europa e in America San Valentino assume il valore della conferma nella coppia, mentre in Giappone è l’occasione per trovare un fidanzato, per provarci, insomma”. Quello che colpisce è che in un Paese tradizionalmente maschilista, come il Giappone, questo passo “ardito” sia demandato alle donne: “l’intraprendenza femminile ” prosegue Pancini “deriva dal fatto che negli anni’50 quando San Valentino divenne una festa popolare, gli uomini erano tutti impegnati nella ricostruzione, mentre le donne avevano più tempo libero e potevano dedicarsi ad attività più leggere”.
L’avvento del White Day
Nel 1978 l’associazione delle industrie dolciarie introdusse “a tavolino” la celebrazione del 14 marzo con l’intento di spingere i ragazzi che avevano ricevuto cioccolato il mese precedente, a rispondere con un regalo ulteriore, in questo caso di cioccolato bianco (da cui il nome “White Day”).
Anche in questa circostanza l’input iniziale si è poi trasformato nel tempo, arrivando a rendere il Giorno Bianco un’occasione per donare sì cioccolato bianco in modalità speculari alle tre di San Valentino elencate più su, ma anche altri oggetti come pelouche, piccoli gioielli o biancheria intima. L’importante è il colore: bianco. A dire il vero c’è un’altra regola da rispettare per l’uomo che contraccambia il regalo, cioè la regola del “per tre”: il dono fatto nel Withe Day deve avere valore almeno triplo rispetto a quello ricevuto per San Valentino.
“Sia il 14 febbraio che il 14 marzo sono feste” specifica ancora Andrea Pancini “precisamente indirizzate sugli studenti: i regali sono scambiati da ragazzi del periodo compreso tra le scuole medie e l’università. Una volta “accasati” i giapponesi non festeggiano più San Valentino o il White Day”
Il White Day nel resto del mondo
Pur essendo una ricorrenza peculiare del Giappone, il festeggiamento del 14 marzo si è esteso, con qualche differenza, anche ad altre parti del mondo pur restando un’usanza tipica dell’estremo oriente: in Corea del Sud la tradizione è stata mutuata e ampliata di un cosiddetto “Black Day”, il 14 aprile, quando chi non ha ricevuto nulla nei due mesi precedenti mangia un piatto a base di fagioli neri; a Taiwan lo scambio di doni è invertito: prima gli uomini, poi le donne.
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