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Xylella fastidiosa, la diagnosi precoce arriva dal cielo

xylella

Da quando ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2013 la Xylella fastidiosa, pericolosissimo batterio patogeno che colpisce circa 350 specie di piante ma soprattutto gli ulivi (quelli pugliesi nel nostro Paese ma anche quelli sparsi in tutto il Mediterraneo), ci si interroga in tutta Europa sulle possibili strategie da mettere in campo.

Adottabili non solo per fermare il contagio ma anche e soprattutto per curare gli alberi che sono già stati colpiti dall’infezione: al momento infatti non esistono cure contro le patologie legate alla xylella, che ha fatto una vera e propria strage di ulivi soprattutto in Salento, provocando enormi danni anche economici.

Allo stato attuale delle cose la pianta malata – che a causa del batterio va comunque incontro ad un rapido deperimento (il cosiddetto complesso del disseccamento rapido dell’olivo o CoDiRO) – deve essere necessariamente abbattuta per far sì che l’epidemia non si propaghi.

Ma forse oggi, alla luce di una nuova scoperta, è possibile essere più ottimisti per il futuro: lo provano i risultati di una ricerca condotta da alcuni istituti internazionali, tra cui il Joint Research Centre Europeo di Ispra, il Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari e l’Istituto per la protezione sostenibile della piante del CNR di Bari.

Secondo lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Nature Plants, la malattia può essere diagnosticata precocemente prima che compaiano i sintomi, analizzando una serie di immagini catturate utilizzando aerei o droni. I ricercatori, guidati da Pablo Zarco-Tejada, hanno fotografato oltre 7mila ulivi utilizzando un piccolo aereo e una macchina che cattura immagini in tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico.

Unendo l’analisi delle immagini termiche dei campi gli studiosi sono stati in grado di rilevare a distanza gli effetti dell’infezione. In questo modo, in futuro, sarà possibile fare una diagnosi specifica su un intero uliveto, e sarà quindi possibile intervenire precocemente, prima ancora che si manifestino i primi segnali di contagio.

Nel frattempo a Casarano, in provincia di Lecce, per provare a far ripartire l’olivocoltura danneggiata sono stati piantumati 3mila ulivi appartenenti ad una varietà resistente alla xylella (la Favolosa), su una superficie di circa 4 ettari. La prima produzione dovrebbe arrivare nel 2020.

 

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