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Vini di San Valentino: quali scegliere

vini di san valentino

Diciamolo. Il 14 febbraio non è il giorno ideale per andare al ristorante. Troppo difficile districarsi tra menu degustazione “per lui e per lei”, sconclusionati piatti dal nome sentimentale e improbabili fragole fuori stagione. Se si vuol festeggiare San Valentino con la propria dolce metà, meglio la tenerezza e la riservatezza della propria casa. Magari con una cenetta curata, perché cucinare è un vero e proprio atto d’amore. Accompagnando il tutto con una buona bottiglia di vino. Ecco, mi vorrei concentrare su quest’ultimo aspetto. Non starò a consigliarvi tanto l’etichetta, quanto la tipologia. Bianchi, bollicine, vini dolci: cosa scegliere? I miei consigli per il prossimo San Valentino sono questi.

Vini di San Valentino bianchi: cerchiamo suadenza

A San Valentino, serve frutto, morbidezza, eleganza. Ma anche personalità. Tutte caratteristiche che si ritrovano nei suadenti Viognier contemporanei che, lasciate le rive del Rodano, hanno trovato in Italia terreni adatti per sviluppare le loro caratteristiche: struttura che non perde freschezza, e una sontuosità aromatica cesellata da sussurri floreali e una batteria ben fornita di afrori esotici. Altrimenti, si può optare per un buon Verdicchio marchigiano – di Jesi o Matelica, a voi la scelta – un classicissimo tra i bianchi italiani, morbido, equilibrato, fruttato, con quella mandorla amara che chiude il sorso senza strozzarne la persistenza. O ancora un Vermentino. Qui la geografia percorre mezza Italia, tra Liguria, Toscana, Sardegna, e lo stesso vitigno si trasforma secondo il terroir. La sapidità del mare, però, è una nota che si ritrova spesso, e rende il sorso piacevole e fresco.

Bollicine: morbidezza e cremosità

Con una buona bollicina si va sempre sul sicuro. Ancor più a San Valentino. Io mi stapperei – senza fare il botto, che è da cafoni – un buon spumante metodo classico. Magari un Franciacorta Saten, per l’occasione Blanc de Blancs. Il saten, infatti, è la tipologia di Franciacorta più morbida, e in bocca è finissimo, quasi cremoso. Una via della seta dove è facile perdersi, tra frutta secca, fiori bianchi, crosta di pane. Se Blanc de blancs, ovvero ottenuto soltanto da vitigni bianchi (100% chardonnay), tutte queste note saranno amplificate. Il Prosecco è un vino più “democratico”, ma può essere scelta non banale. Il più esportato dei nostri vini nel mondo, infatti, trova espressioni assai azzeccate. Per San Valentino mi dirigerei su un Extra Dry, la versione dal residuo zuccherino più marcato. Ma la dolcezza non è così elevata da compromettere qualche buon abbinamento con piatti salati non impegnativi (il pesce, per esempio).

Vini di San Valentino per un brindisi finale? Ci vuole dolcezza

C’è ancora chi, per il brindisi finale, stappa un brut o un extra brut. È una fesseria. Il dolce va accompagnato dal dolce. E noi in Italia possiamo vantare una varietà straordinaria di vini dal residuo zuccherino importante, leggi passiti ma anche spumanti e vini dolci. In questo ambito, se il produttore è valido, si casca sempre in piedi. La piacevolezza non verrà mai meno. Cito comunque un tris d’assi. Se si opta per il passito, perché non farsi ammaliare dal color oro antico di un Ramandolo friulano? A base di uve verduzzo, è un bicchiere che si ricorda a lungo, per ricchezza di profumi e piacevolezza del sorso. Per uno spumante dolce, mi sposto sui Colli Euganei. Qui dal moscato giallo si ottiene il Fior d’Arancio, in varie tipologie. Lo evoca il nome stesso: nel bicchiere si ritrovano fragranza, aromaticità, piacevolezza, gioia. Il cuore va poi al Moscato d’Asti. Quello che, per un piemontese come me, è “il” fine pasto per eccellenza. Con il suo bouquet di fiori e frutta gialla – e se il terroir lo regala, anche tante erbe balsamiche, salvia su tutte – è una scelta indicatissima tra i vini di San Valentino.

 

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