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Como città della seta e la lunga tradizione dell’industria serica in Lombardia

Gelso per baco da seta in Lombardia

In Lombardia l’arte della filatura e della tessitura si è fatta strada già nel 1300, per questo la produzione di seta ha subito trovato terreno fertile per il suo sviluppo. Un secolo dopo Ludovico Sforza, che affiancava il nipote Gian Galeazzo Maria Sforza prima di divenire egli stesso duca, introdusse la coltivazione del gelso nelle campagne lombarde, obbligando i contadini locali a impiegare i loro terreni proprio per la pianta, proveniente dalla Sicilia, considerata nutrimento essenziale per il baco da seta.

Ludovico Sforza, lo ricordiamo, era detto il Moro e sull’origine del suo soprannome ci sono diverse interpretazioni, una delle ipotesi più accreditate è che esso derivasse proprio da bombix mori, il nome latino del gelso, che in dialetto lombardo si dice murùn (morone). Durante il suo ducato, Ludovico il Moro rese Vigevano il più importante centro tessile lombardo, ma fu Como a diventare la città della seta per eccellenza nei secoli successivi, tanto che nel XVIII secolo ben il 93% del territorio comasco era dedicato alla coltivazione dei gelsi per i bachi da seta e lì intorno sorgevano filande e tessiture.

Proprio a Como, in via Castelnuovo, c’è il Museo Didattico della Seta, dove è documentata ogni fase dall’allevamento dei bachi alla lavorazione dei tessuti, fino alla storia della pubblicità del settore, con i manifesti liberty degli importatori di bachi. Vi si possono vedere anche antiche macchine per torcitura, tessitura, tintoria e stampa (che, tra l’altro, funzionano ancora). La storia dell’industria tessile è raccontata anche nel Museo Studio del Tessuto a Villa Sucota.

In Lombardia il baco da seta veniva chiamato in vari modi, come bigàtt, cavalèe o gianin de seda, mentre il bigatè era colui che riforniva gli allevatori di larve appena nate. Nelle filande, invece, lavoravano soprattutto donne e avevano diversi nomi a seconda del loro compito: la scoparina, detta squera, si occupava della macerazione scartando i bachi difettosi, poi tutto passava alla filera, che univa i diversi capi secondo la dimensione richiesta e li introduceva nella filiera fino a trasformarli in matasse, mentre la tachera riattaccava i fili.

L’industria serica in Lombardia è stata la più importante di tutto il settore tessile. Basti pensare che intorno alla metà dell”800, nel periodo che portò all’Unità d’Italia (1861), si producevano circa 1400 tonnellate all’anno, che corrispondevano a circa un terzo della produzione nazionale.


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