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La ceramica siciliana: ecco perché si distingue dalla produzione industriale

Ceramica siciliana

Santo Stefano di Camastra, Caltagirone e Sciacca: la tradizione della ceramica siciliana è racchiusa, in particolare, nell’esperienza tramandata dagli artigiani che operano in questi centri.

La creazione di opere con il prezioso materiale, che risale addirittura al periodo preistorico, costituisce da sempre per l’isola un patrimonio inestimabile fatto di forme e decorazioni apprezzate in tutto il mondo.

Le tecniche di questi maestri sono ben diverse da quelle promosse dalla grande distribuzione. Marcello Patti, titolare a Santo Stefano di Camastra di “Ceramiche La Giara”, ci spiega il motivo.

 

Quali sono le fasi che scandiscono la realizzazione di un oggetto in ceramica?

Un aspetto fondamentale è innanzitutto la qualità della terra. Nelle cave del mio paese, estraiamo e selezioniamo la migliore argilla che viene raffinata per rimuovere pietre e impurità e, in un secondo momento, forgiata a mano o al tornio. In questo caso, la quantità posta sullo strumento gira e viene plasmata con le mani per ottenere forme circolari o vasi. Subito dopo, il prodotto viene essiccato lentamente. A questo punto, viene infornato una prima volta: la terra “cruda” diventa cotta. È, così, possibile procedere con l’utilizzo degli smalti per la decorazione. Conclusa questa operazione, la creazione viene cotta, ancora una volta, a mille gradi dando vita a una maiolica.

Qual è la differenza tra una ceramica artigianale e una ceramica industriale?

Nel primo caso, tutto è fatto a mano: dall’estrazione alla modellazione, le peculiarità del prodotto dipendono dalle competenze del maestro. Le industrie ricavano l’argilla dotandosi di pale meccaniche e di nastri trasportatori che non consentono una selezione preventiva della terra. Al contrario, l’artigiano sceglie il filone più adatto all’opera che intende realizzare: se si tratta di oggetti da fuoco, l’argilla sarà di colore rosso; per qualsiasi altra forma potrà avvalersi di un’argilla più plastica, scura e meno terrosa. Le grandi aziende, inoltre, non effettuano la stagionatura: grazie a particolari processi chimici, il prodotto viene forgiato con stampi a umido o a secco. Nel giro di qualche ora, l’argilla diventa prodotto finito, cotto una sola volta e decorato.

C’è una differenza tra le tradizioni ceramiche siciliane?

Tra la ceramica di Santo Stefano di Camastra e quella di Caltagirone, per esempio, non c’è differenza in termini di sostanza e qualità. Si tratta di maioliche realizzate, più o meno, con il medesimo processo di lavorazione. Sono opere più vicine a quelle realizzate nelle città spagnole, a Vietri e Salerno. Meno simili a quelle prodotte a Faenza, dove prevale (come in tutto il Centro-Nord) uno stile rinascimentale. In Sicilia ci ispiriamo, invece, a un modello ispano-arabo.

La ceramica siciliana è legata a un’antica tradizione. L’innovazione in cosa consiste?

A partire dagli anni ’70, mentre altri centri restavano ancorati a uno stile prevalentemente barocco, Santo Stefano di Camastra ha sperimentato nuovi modelli. Grazie al boom di ceramisti registrato in quel periodo (circa 120 maestri), sono state presentate nuove decorazioni e soluzioni grafiche che hanno generato un vasto assortimento di opere.

Quanto incide la cura del particolare sul costo del prodotto finale?

I costi, naturalmente, sono più alti rispetto ai prodotti industriali. Tutto è fatto a mano, escludiamo la standardizzazione degli oggetti e le grandi tirature. C’è, inoltre, un interesse particolare verso la ricerca, che garantisce l’esclusività dell’opera. Non abbiamo bisogno di velocizzare il lavoro: quando modelliamo dobbiamo prestare la massima attenzione, altrimenti meglio lasciar perdere. Quella della ceramica è un’arte nobile, la più antica in assoluto: ricordo che il primo scienziato al mondo è stato un ceramista che, trasformando il fango e la pietra, ha dato vita al periodo neolitico.

Anche grazie alla tradizione della ceramica, la Sicilia richiama ogni anno l’interesse di milioni di turisti che accorrono nell’isola per apprezzare un’arte dalle radici lontane.

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