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Il segreto della pasta artigianale? La trafilatura al bronzo

pasta artigianale

La pasta artigianale – quella vera – si realizza con le trafile al bronzo: utensili dalla struttura particolare che danno al prodotto la forma desiderata.

Un metodo, questo, che non la rende liscia come quella comune, bensì rugosa. Una peculiarità che le consente di trattenere, nel miglior modo possibile, i condimenti che la insaporiscono. Si tratta della prima e fondamentale caratteristica che la differenzia dalla produzione industriale, oltre che per una diversa colorazione (opaca).

Ma non solo. Mediante il processo delle trafila al bronzo, l’essiccazione della pasta avviene a bassissime temperature e, quindi, anche con tempi lunghissimi. È un sistema che le garantisce di mantenere vivi tutti i minerali e le vitamine, oltre a caratterizzarla con un sapore di gran lunga superiore ad altre paste. Alla fine del processo di essiccazione e stazionamento, la pasta viene confezionata in sacchetti, ed è pronta per la distribuzione e per l’uso quotidiano.

In Sardegna, per esempio, è chiarissima la “ricetta” per produrre una pasta artigianale.

Lo dimostra la linea di prodotti di alta qualità lanciata da Silvio Carta, titolare di Artinpasta, una micro impresa di Nuoro che valorizza al meglio le specialità locali.

“Nella realizzazione dei culurgiones, dei seadas, dei ravioli e dei malloreddos puntiamo da sempre sulla semola di grano duro italiano. A differenza della produzione industriale, inoltre, la nostra pasta secca è trafilata al bronzo per mantenere una porosità funzionale all’assorbimento dei condimenti e conservare le proprietà organolettiche del grano”.

Un procedimento lungo ed elaborato, capace di esaltare il gusto di un alimento ricco di proteine ma altamente digeribile.

“La ragione è molto semplice: rispettiamo scrupolosamente le ricette della tradizione, attenendoci a tecniche rigorosamente artigianali. Utilizziamo, inoltre, farine ‘bio’ e le migliori varietà di grano: il kamut, il senatore Cappelli e il farro”.

Una scelta che ha permesso al pastaio di ottenere dall’ente “Suolo e Salute” la certificazione per la trasformazione di materie prime biologiche.

 

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