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La tradizione della pietra ollare in Lombardia

Pietra ollare - tradizione in Lombardia

La pietra ollare è anche detta pietra saponaria o gesso di Briançon, anche se il suo nome è steatite e deriva dal greco “stéar stéatos”, che significa “grasso”. Infatti sembra una pietra “grassa” nel senso di scivolosa. È una roccia metamorfica ed è spesso associata alla giada, anche a casa del suo colore che va dal grigio verdastro al verde scuro, anche se esistono anche delle varietà di colori diversi come bianco, nero, crema o rosso.

È composta prevalentemente da talco, ha struttura feltrata e ha ottime proprietà dielettriche che si mantengono fino a 600° C e grazie alle quali viene usata per isolatori ad alta frequenza. Presenta anche impurezze di clorite, albite e pirite.

Poiché è una pietra facilmente lavorabile, viene utilizzata fin dall’antichità per creare utensili, vasellami, lavori di ornato, di incisione, bassorilievi, ma anche scatole a incastri. Inoltre viene usata per segnare le stoffe, infatti è nota anche come “pietra da sarti”, per scrivere sulle lavagne, per costruire stufe, grazie alla sua conduzione termica. È una pietra da sempre molto apprezzata da artisti e artigiani.

È una pietra diffusa in tutto il mondo, ma in Italia è nota soprattutto quella che viene estratta e lavorata in Valchiavenna e in Valmalenco e in tutta la Valtellina, dove viene usata per realizzare oggetti ornamentali e decorativi.

La sua lavorazione ha origini addirittura nella preistoria. Veniva usata per fabbricare “lavéec” (laveggi) ossia pentole e altri utensili e si credeva che avesse anche la capacità di neutralizzare possibili sostanze velenose presenti negli alimenti. Le pentole in pietra mollare sono ancora oggi usate per cucinare stufati, risotti, zuppe, sughi. Di questa pietra è fatta anche la “piòta”, ossia la lastra usata per cuocere la carne alla brace e grazie alla quale non sono necessari condimenti, perché i cibi liberano il grasso in eccesso durante la cottura e mantengono tutti i loro valori nutritivi.

In Valtellina sono tanti i laboratori della pietra ollare in cui gli artigiani realizzano oggetti decorati con disegni incisi a mano o sculture da utilizzare come ornamenti. Le prime testimonianze del suo utilizzo nella zona risalgono all’epoca etrusca, periodo al quale risale un vaso trovato a S. Giorgio, nei pressi di Novate Mezzola. Tra le opere più note realizzate in pietra ollare c’è il fonte battesimale di Chiavenna, inoltre si possono trovare anche portali, porticati e fontane realizzati con questa pietra.

Affioramenti di pietra ollare si trovano fino alla Valcondria e a Prata, ma anche da Piuro a Castasegna. Proprio Piuro, fino alla frana del 1618, era uno dei centri più importanti di produzione di oggetti in pietra ollare. La cava più famosa è quella della Caurga a Chiavenna, ma anche la contrada Bottonera, dove la pietra veniva lavorata al tornio.


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