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Succo concentrato o spremuta, che differenza c’è?

differenze spremuta e succo concentrato

Prima di riempire il nostro carrello della spesa è importante mettere sempre in pratica una buona abitudine, ovvero quella di leggere bene l’etichetta, soprattutto dei prodotti alimentari. Questo non solo per accertarci di acquistare soltanto prodotti di qualità ma anche per capire le differenze tra i vari articoli che troviamo esposti sugli scaffali. Un esempio sono i succhi di frutta, che non sono tutti uguali.

 

Tipi di succhi di frutta

Quello che intendiamo come succo di frutta sicuramente deve contenere al 100% frutta (e, a partire dal 2012 anche il pomodoro è stato considerato tale). Ci sono poi i succhi concentrati o disidratati, su cui ci soffermeremo successivamente, le spremute (termine che si utilizza soltanto se si utilizzano gli agrumi come materia prima), il nettare di frutta, che contiene il 50% di frutta, acqua e zucchero, e se la percentuale di frutta presente nel succo scende ulteriormente (12%) di parla di bevanda analcolica alla frutta e di bevanda al gusto di frutta. Inoltre nel caso nel nettare di frutta deve comparire obbligatoriamente la scritta ‘frutta (percentuale) minimo’.

Tutte le tipologie di succhi di frutta – ovvero il prodotto della spremitura di frutti diversi con separazione dalla polpa – in commercio sono accuratamente regolamentati da una legislazione specifica, e a partire dal 2012 l’Italia ha recepito la direttiva 2012/12/UE sui succhi di frutta che vieta l’aggiunta di zucchero o di edulcoranti: i produttori quindi da allora non possono più utilizzare la dicitura ‘senza zuccheri aggiunti’ che potrà però essere usata ancora per i nettari a cui non è stato aggiunto zucchero (o edulcoranti). In questi casi quindi vedremo sulle confezioni la scritta ‘contiene naturalmente zuccheri’.

Cos’è il succo concentrato e come si ottiene

Secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 20 del 19.02.2014 il succo concentrato:

designa il prodotto ottenuto dal succo di frutta di una o più specie di frutta, mediante eliminazione fisica di una determinata parte d’acqua. Se il prodotto è destinato al consumo diretto, l’eliminazione deve essere almeno pari al 50% della parte d’acqua.

Inoltre

L’aroma, la polpa e le cellule ottenuti mediante processi fisici adeguati dalle stesse specie di frutta possono essere restituiti ai succhi di frutta concentrati.

Per produrre il succo concentrato si deve eliminare dal succo di frutta originario, ottenuto da frutta che può essere fresca o congelata (es. succo d’arancia), una parte dell’acqua presente, attraverso due metodologie: si può procedere per evaporazione oppure per congelamento. In seguito il succo viene sottoposto a pastorizzazione e confezionato in ambiente sterile in modo da prevenire la formazione di muffe, l’ossidazione e la fermentazione. I succhi di frutta concentrati si prestano a numerosi utilizzi: si possono produrre dei succhi di frutta aggiungendo una percentuale di acqua, ma si possono usare anche come base per liquori, gelati e in pasticceria.

 

Meglio una spremuta o il succo concentrato?

Molte volte troviamo sugli scaffali dei supermercati non soltanto i succhi concentrati ma anche i succhi di frutta ‘da concentrato’, che si ottengono semplicemente aggiungendo al succo concentrato l’acqua che era stata eliminata. Però si tratta comunque di prodotti che subiscono delle lavorazioni industriali per cui, per essere sicuri di assumere tutte le proprietà nutritive contenute nella frutta, ma anche per essere certi della sua provenienza, è sempre meglio puntare sulla cara vecchia spremuta, fatta in casa sul momento e bevuta subito!

 

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