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Pomodoro e derivati, origine obbligatoria per legge: intervista all’artigiano

etichetta del pomodoro

L’etichetta del pomodoro sarà la sua nuova carta d’identità. Precisa e dettagliata. Grazie a un atteso decreto interministeriale il governo italiano ha introdotto l’obbligo di specificare appunto in etichetta l’origine dei derivati del pomodoro (sughi, concentrati, passati eccetera).

Da ora in poi bisognerà insomma indicare per legge dove il pomodoro viene coltivato, lavorato e quindi trasformato in pelati piuttosto che salsa. Secondo il decreto interministeriale già in vigore e firmato nei giorni scorsi dal ministro delle politiche Agricole Maurizio Martina e da quello dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, la “nuova” etichetta del pomodoro riguarda conserve come sughi, salse e concentrati composti almeno per il 50% da derivati dell’ortaggio.

Sull’etichetta del barattolo o della bottiglia del pomodoro dovrà essere indicato, in modo ben leggibile e indelebile, il paese in cui quei pomodori sono stati coltivati e trasformati nel prodotto finito. Provenienza che potrà recare sia la dicitura “Paesi UE” che “Paesi NON UE”. Stesso discorso per la lavorazione che può avvenire in un paese diverso da quello di coltivazione.

Per essere certi che tutt’e due le operazioni, coltivazione e trasformazione, siano avvenute in Italia si dovrà cercare in etichetta la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Se Coldiretti è soddisfatta, ricordando che ad oggi 92 milioni di chili di pomodoro concentrato arrivano dalla Cina, è indubbio che la norma va anche a tutto vantaggio dei consumatori.

Nuova etichetta del pomodoro, cosa ne pensano gli artigiani

Ma cosa ne pensano gli artigiani, cioè chi da sempre realizza ogni fase del processo produttivo nel proprio territorio, eleggendolo a punto di forza e a caratteristica di unicità del prodotto finale?

Abbiamo fatto qualche domanda a Francesco Urciullo dell’azienda artigianale siciliana a conduzione familiare Fratelli Burgio che produce conserve a base di pomodoro secondo le tradizionali tecniche manuali tramandate di generazione in generazione.

Dopo un’attenta selezione dei migliori pomodori provenienti da piccole coltivazioni locali, sughi, caponate e quant’altro vengono realizzati artigianalmente, come spiegano dall’azienda, nell’ottica di un “ritorno alle origini” e della tutela di quel “patrimonio di sapori e saperi spesso vittime di omologazioni e di flagelli culinari”

Ciao Francesco, cosa ne pensi dell’introduzione dell’obbligo di specificare in etichetta l’origine geografica e produttiva dei derivati del pomodoro?

Penso sia importante fornire l’indicazione dell’origine del pomodoro e dei suoi derivati, sia per il consumatore finale sia per misurare meglio anche la produzione nazionale e le singole produzioni regionali.

La norma introduce quindi maggiore chiarezza e trasparenza a disposizione del consumatore, magari anche di quello più distratto. Ma la produzione artigianale, facendo già dell’origine e della trasformazione “in loco” il suo fiore all’occhiello, deve temere questo (nuovo) tipo di concorrenza?

Non ci vedo niente di scorretto, nel senso che sarà la stessa nuova etichettatura a fare la differenza tra un sugo di produzione industriale e uno di produzione artigianale. Noi non vogliamo e non dobbiamo competere con i giganti della produzione industriale, la nostra ottica è diversa. La scelta tra un certo tipo di prodotto e un altro poi la farà il consumatore.

La produzione industriale può usare coloranti (per mantenere il colore del sugo sempre uguale), conservanti e altri agenti chimici. Noi facciamo un altro tipo di prodotto, naturale al 100%, come lo faceva mia nonna per intenderci. L’importante è che l’etichettatura sia chiara. Noi puntiamo su piccole fette di mercato che non sono disposte a rinunciare alla qualità e alla genuinità della materia prima e del prodotto finale.

Coltivato e trasformato in Italia può essere considerato “sinonimo” di qualità a prescindere dalle tecniche di raccolta, di produzione e da altri fattori esperienziali che vanno a incidere sulla genuinità del prodotto finale?

Anche qui è sempre l’etichetta che deve parlare. Se girando la bottiglia confrontiamo gli ingredienti usati per produrre una salsa di pomodoro industriale con quelli usati per fare una salsa artigianale ci renderemo conto della differenza di qualità e quindi di prezzo. Certo, se poi posso mettere a un lato della boccaccia di conserva di pomodoro la dicitura “Origine Sicilia-Italia” è un punto di orgoglio in più.

Vista la differenza tra una salsa di pomodoro prodotta in modo artigianale e una prodotta industrialmente, secondo te sarebbe auspicabile anche per le produzioni artigianali avere maggiore visibilità in etichetta, magari con specifiche un attimo più tecniche, in modo da rendere il consumatore più consapevole della differenza tra un certo tipo di prodotto e uno di produzione industriale?

L’importante secondo me è che l’etichetta sia chiara e veritiera, contenga cioè tutti gli ingredienti usati per fare quel derivato del pomodoro. Certo bisogna stare attenti a chi magari vuole fare il furbo e in questo senso penso piuttosto che maggiori controlli da parte delle autorità preposte non farebbero che bene.

Grazie mille Francesco!

Grazie a voi!

 

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