La storia della scarpa, passo passo
- Redazione Artigiano in Fiera
- 8 anni fa
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La storia della scarpa è vecchia quanto l’uomo. Già in epoca preistorica il bisogno di coprire e proteggere i piedi fa nascere scarpe primitive fatte con suole di fibra vegetale o con pelli non conciate e legate al piede con un sistema di lacci dello stesso tipo. Le prime testimonianze grafiche di calzature indossate dall’uomo risalgono a circa 15.000 anni fa, su dipinti rupestri spagnoli.
L’esemplare di scarpa più antico mai rinvenuto, e in buono stato di conservazione, risale al 3.500 A.C. ed è stato trovato in una caverna dell’attuale Armenia. Si tratta secondo gli studiosi di una scarpa da donna, numero 37 e mezzo, formata da un unico pezzo di pelle bovina, allacciata nella parte anteriore e in quella posteriore con una cordina di cuoio.
La storia della scarpa è antica e lunga e ha seguito passo passo il cammino dell’uomo verso la modernità. La storia della scarpa è un grande racconto di artigianalità. Vediamo di sintetizzarne i passaggi principali.
La storia della scarpa dagli egizi agli antichi romani
Tra le civiltà antiche, gli egizi avevano già assegnato alla calzatura un carattere simbolico facendone un tratto distintivo del rango rivestito nella società. Il popolo per la maggior parte camminava scalzo mentre le classi sociali più elevate indossavano le calzature. La carica onorifica di “Portatore di sandali” spettava ad esempio al seguito di faraoni e nobili.
Questi sandali, calzatura tipica dell’antico Egitto e delle civiltà mesopotamiche, avevano in genere una suola in cuoio, legno, giunco o foglie di palma intrecciate e assicurate al piede tramite il sistema dell’infradito. Se ne possono ammirare esemplari anche al British Museum di Londra. Si trattava di sandali costituiti da pelli conciate con oli vegetali e grassi animali pulite dai residui, tese su telai e infine immerse in bagni di materia grassa.
Sumeri, assiri e babilonesi crearono poi nuove tecniche di concia adornando le calzature con decorazioni di tipo anche metallico. I sumeri in particolare crearono la concia grassa con oli, la concia minerale con allume e la concia vegetale con tannino estratto dalle noci di galla. Le pelli venivano colorate di bianco, nero e rosso. Gli assiri realizzarono veri e propri stivali alti al ginocchio per cavalcare e per guidare i carri da guerra.
Le calzature erano rosse per i nobili e gialle per la classe media. I babilonesi invece introdussero sandali con ricami e applicazioni metalliche. I popoli del Medio e Vicino Oriente confinanti affinarono negli anni le tecniche di concia. Fenici, persiani e sciiti attraverso peculiari tecniche creavano sandali o stivali, a seconda del clima e della regione abitata.
Ma fu con gli antichi greci che la storia della scarpa cominciò ad assumere forme e modelli base poi tramandati nei secoli successivi. L’Upodémata era il tipico sandalo con suola di cuoio o di legno legato al piede da strisce di pelle. L’Embàs era uno stivaletto allacciato da donna, l’Embàtes uno stivale di cuoio o stoffa per i cavalieri, l’Endromides uno stivaletto da viaggio o da caccia fino a mezza gamba. Gli Akatioi erano invece scarpe con la punta rialzata, i Kothornoi scarpe di pelle morbida con la suola spessa alta al polpaccio e allacciata con corregge di pelle di colore rosso.
Anche i romani adottarono tecniche di concia delle pelli simili a quella dei greci, etruschi e galli che prevedevano l’uso di materie grasse, prodotti vegetali e allume e anche per loro il tipo di scarpa divenne presto simbolo dello status sociale di chi le portava. I Calcei erano suole senza tacco con tomaie in pelle che avvolgevano tutto il piede ed erano prerogativa dei nobili. I Calcei senatorii erano neri e indossati solo dai senatori romani, quelli rossi invece erano portati dalle più alte cariche civili. Nelle cerimonie dei patrizi i Mullei avevano una suola molto spessa per alzare la statura.
All’antico popolo germanico dei franchi viene invece assegnata la creazione della calzatura à la Poulaine con punta lunga, pari alla metà del piede. Le Poulaines inizialmente potevano essere indossate dai soli nobili, quando la lunghezza aumentò furono emanate norme che ne fissavano le diverse dimensioni per nobiltà, borghesia e popolo.
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L’evoluzione della scarpa fino all’età moderna
Le corporazioni dei calzolai e dei ciabattini veneziani del XII secolo comprendevano categorie speciali di artigiani. I “Solarii” producevano solo suole per scarpe e calze solate ovvero una specie di calza maglia cui veniva applicata una suola in cuoio. I “Patitari” producevano zoccoli chiamati “Patitos” con tomaia in pelle di montone e suola alta.
Gli zoccoli per donna venivano chiamati “Socchi” e “Zanghe” e avevano le suole in legno e sughero. La Francia di Carlo VIII, nel XV secolo, entra nella storia della scarpa con la calzatura A’ bec de cane (A becco d’anatra) che in Germania viene chiamata Entenschnäbel. Qui furono create le prime scarpe con il metodo del guardolo: una striscia di cuoio veniva cucita da una parte alla tramezza e dall’altra alla suola.
Sempre in Francia, nel XVI secolo, si diffonde la moda lanciata da Caterina de’ Medici delle scarpe con il tacco, le Souliers à pont. Fu nel XVII secolo che presso l’aristocrazia e le classi più abbienti comincia a prendere piede, è proprio il caso di dirlo, la moda degli stivali. Dapprima alti fino al ginocchio, poi fino a sopra il ginocchio e strombati.
Le nobildonne sfoggiano anche ciabattine e scarpette impreziosite da tomaie in seta o velluto con ricami in rilievo e fili d’oro o argento. Dame e nobili usano ancora anche scarpe con i tacchi. I Talons rouges (Tacchi rossi) sono utilizzati come segno distintivo del rango sociale. Nel secolo successivo per le donne spopolano le scarpe a punta mentre più in generale la calzatura comincia ad assumere forme davvero moderne.
In Italia le dame usano scarpe con tomaia a punta aguzza in pelle, i nobili scarpe basse accollate con tomaia di pelle nera dalla punta quadrata e con una linguetta fin sopra il collo del piede. In Francia, le dame mettono le scarpette À la mahonnaise dalla punta un po’ rialzata e delle pantofole chiamate Chaussons anche se persiste l’uso di tacchi intagliati e decorati, i cosiddetti Venez y voir come il famoso tacco Luigi XV.
Nel XIX secolo i nobili continuano a indossare pantofole con tomaia e suola sottili chiamate Pantofles à la poulaine, dalla punta rialzata e dalla tomaia rossa, e le Nonchalantes con la tomaia ricamata. I contadini per il lavoro usavano gli zoccoli, almeno quando la stagione lo permetteva, le scarpe venivano indossate solo alla domenica.
Nel secolo seguente la storia della scarpa comincia a diventare un pezzo di storia della moda. Le scarpe del primo Novecento si ispirano in Europa all’Art noveau francese, hanno la punta allungata e l’accollatura alta. Prima della Grande Guerra la calzatura più diffusa era il tacco “Luigi”, scarpa in stile rococò dalla caratteristica forma a rocchetto. Cominciano a diffondersi anche le scarpe da ballo, più comode ma sempre molto eleganti mentre per passeggiare o fare sport venivano usati degli stivaletti con ghetta abbottonata.
Lo stile italiano
Dopo la seconda guerra mondiale è lo stile italiano a dettare il passo: sandali più audaci e decolletè danno la cifra delle nuove tendenze. Negli anni Sessanta si diffondo i nuovi trend legati alla Pop Art ma nei due decenni seguenti l’Italia torna regina della moda grazie a marchi e firme del made in Italy che non hanno certo bisogno di presentazioni: da Valentino a Versace, da Ferrè ad Armani. Negli anni Novanta il nero è il colore dominante, per uomo e donna, secondo uno stile più minimalista.
Oggi le scarpe dopo essere state per secoli e secoli un prodotto esclusivamente artigianale vengono prodotte per la stragrande maggioranza su larghissima scala, con mille materiali diversi e con colori e forme di ogni tipo. Certo, tutt’altra cosa rispetto alla lavorazione di una calzatura creata artigianalmente, per un prodotto di qualità che rende giustizia non solo ai nostri piedi ma soprattutto a una storia così ricca di significati e affascinante come quella della scarpa.
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