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Il pizzo di Cantù: l’arte del merletto a tombolo

Pizzo di Cantù

Il pizzo di Cantù è un merletto la cui origine risale tra le fine del 1300 e il 1400 e che viene realizzato intrecciando fili di filati come seta, lino o cotone. I fili vengono avvolti su dei fuselli e l’intreccio viene lavorato su una base di appoggio, ossia il tombolo, che consiste in un cuscino di forma cilindrica imbottito di crine. Il tombolo viene appoggiato su un cavalletto e, grazie a una asticella di legno, resta inclinato. In dialetto canturino il pizzo è detto “ul pizz”, i fuselli “i oss”, il tombolo “ul cusin”, il cavalletto “ul pundin” e l’asticella “la taparela”.

Per ottenere il merletto desiderato occorre usare un cartoncino (detto “la cartina”), sul quale la disegnatrice disegna la traccia, poi il lavoro passa alla spuntatrice, che esegue dei fori sul cartoncino e lo spunta lungo le linee del tracciato fissandolo al tombolo con degli spilli (“i gügitt”). In alcuni punti del lavoro viene usato anche un uncinetto di misura piccola, tra 0,40 e 0,60 mm, “ul crüscè”, e una forbicetta. Le donne canturine addestrate dalle suore sapevano anche ricoprire tutti e tre i ruoli di disegnatrice, spuntatrice e merlettaia. Quest’ultima è colei che esegue la lavorazione vera e propria, al termine della quale il pizzo ottenuto viene staccato dai punti di supporto e usato per la finalità per cui è stato creato.

Abbiamo detto che le donne canturine sono state “addestrate” dalle suore perché l’origine del pizzo di Cantù è da ricercarsi proprio nei conventi. In particolare, verso la fine del ‘400 le suore dell’Ordine delle Umiliate, che erano affiliate alle Benedettine di Cluny, creavano con il tombolo addobbi per gli altari e le vesti sacre che i sacerdoti indossavano per le cerimonie più importanti (matrimoni, funerali, festività). In seguito poiché i risultati erano molto belli, le nobildonne cominciarono a chiedere lavorazioni simili per i loro vestiti e i loro ornamenti. Le donne canturine impararono così la tecnica di realizzazione del pizzo di Cantù che nei secoli successivi divenne famoso e apprezzato in tutto il mondo. La tradizione è stata tramandata di generazione in generazione e resiste ancora oggi, sebbene il pizzo di Cantù autentico, che resta il più prezioso, viene spesso “imitato”.


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