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Crudismo o raw food: che cos’è la cucina crudista

cucina crudista

Cosa si intende per crudismo (o raw food)? Avete mai sentito parlare di cucina crudista? Proviamo a fare un po’ di chiarezza sul significato e le implicazioni di questi termini. La dieta crudista si fonda sul principio che il cibo crudo sia sempre migliore di quello cotto perché le alte temperature danneggiano fino a distruggerli gli enzimi presenti al naturale negli alimenti, con la conseguenza che l’organismo dove lavorare di più per produrre appunto gli enzimi che facilitano la digestione.

Gli enzimi contenuti naturalmente nei cibi anche senza cottura in verità vengono già danneggiati dal contatto con il Ph gastrico e poi suddivisi in molecole attraverso altri processi chimici nell’intestino. Più in generale la cucina crudista, che ha origine come dieta onnivora nel senso che tutti i cibi potrebbero andare bene purché consumati crudi, respinge qualsivoglia trattamento fisico-chimico e biologico-genetico degli alimenti che vada ad alterare le loro proprietà nutrizionali naturali, per motivazioni che possono essere spiegate come salutiste, ecologiste o filosofico-naturaliste.

Nell’ambito del crudismo esistono comunque delle varianti più “restrittive”: ad esempio il vegan-crudismo che non contempla l’uso di alimenti di origine animale, compresi pesce, carne, latte, latticini e uova per intenderci.

Cucina crudista e varianti

La cucina crudista può essere suddivisa in tre grandi branche: come accennato, onnivora, vegetariana e vegana (anche se esistono definizioni di crudismo semivegetariano, pescetariano, pollotariano e fruttariano). I crudisti vegetariani consumano, latte, uova e miele, gli onnivori in teoria tutto purché crudo, e i crudisti vegani soprattutto frutta e verdura, semi, germogli bio e frutta secca come le noci. Gli alimenti nella cucina crudista possono essere consumati interi, frullati, sotto forma di salse e succhi, basta che siano crudi.

Più di preciso, secondo i dettami del crudismo, gli alimenti non devono mai essere sottoposti a un calore superiore ai 42°, fino a questa soglia infatti la temperatura non permette di distruggere le proprietà naturali di enzimi, sali minerali, vitamine e altri microrganismi importanti per l’organismo e che favoriscono i processi intestinali.

Una dieta crudista in senso stretto, che andrebbe intrapresa solo dopo aver sentito il proprio nutrizionista, prevede insomma che i cibi vengano, affettati, marinati, disidrati e frullati. Un esempio di cucina crudista che potremmo definire sia vegetariana che vegana? Gli spaghetti di verdure, fatti con le zucchine piuttosto che con la carote da condire con salse preparate con rucola, basilico, pomodorini o frutta secca: il tutto ovviamente crudo.

Non utilizzare le alte temperature per la preparazione dei cibi però implica qualche accortezza in più: sicuramente è necessario lavare benissimo frutta e verdura sotto il getto dell’acqua corrente, magari utilizzando una spazzolina per eliminare ogni impurità. Inoltre è bene prestare la massima attenzione al consumo di carne e pesce crudi, sotto forma di tartare, sushi oppure carpaccio: fondamentale è rispettare sempre la catena del freddo e fare acquisti presso rivenditori sicuri in modo da evitare possibili contaminazioni (con il consumo di carne cruda ad esempio può esserci il rischio di contrarre la salmonellosi o la toxoplasmosi, mentre per il pesce crudo il maggior pericolo è rappresentato dal parassita Anisakis).

 

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