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Sagrantino | Glossario dell’artigianato

sagrantino

Il vitigno sagrantino si produce in una piccola zona (670 ettari in totale) nei comuni di Montefalco e parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano in provincia di Perugia, sulla riva sinistra del Tevere. Con le uve di sagrantino si ottiene il Sagrantino di Montefalco Docg, un vino di grande struttura, longevo che si affina a lungo prima della messa in bottiglia.

Le sue origini sono tuttora dibattute, anche se secondo molti studiosi sarebbe originario della Grecia e importato in Italia da monaci bizantini. Il legame con il sacro è radicato nel nome e nella storia di questo vino. Sagrantino sarebbe riconducibile ai Sacramenti (dal latino “Sacer”- Sacro) in quanto l’uva era coltivata dai frati che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi. Storicamente il vino da uve sagrantino, come spesso è accaduto per molti rossi (celebre il caso del Barolo) è stato tramandato nei secoli come un vino dolce e profumato. Così lo volevano i frati benedettini che l’hanno curato e conservato all’interno delle mura conventuali. Una tradizione millenaria vuole il Sagrantino Passito come vino della SS Messa. Altre suggestive tradizioni, invece, vogliono il Sagrantino Passito bevuto a pasto con l’agnello nel pranzo pasquale e versato in piccole quantità nello zabaione come ricostituente per i giovani convalescenti dalle malattie infantili. Attualmente il suo nome si lega a quello dei Papi. Una curiosità: è stato presente anche nei menù di bordo dei viaggi pastorali di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco degli ultimi anni.

Una delle leggende più suggestive attesta anche un uso terapeutico del Sagrantino: si dice che Federico II salvò il suo amatissimo falco sacro usando questo particolare vitigno autoctono. Questa storia leggendaria però, negli ultimi anni, ha svelato una sua verità. Recenti ricerche, condotte in collaborazione con il CNR e l’Università di Perugia, hanno dimostrato che si tratta di un’uva con un alto numero di polifenoli. I risultati più sorprendenti arrivano dalla confettura che contiene antociani e polifenoli, in quantità maggiori rispetto ad altra frutta come mele e albicocche ad esempio.

 

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