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Vino novello: caratteristiche e come riconoscere quello di qualità

Vino novello

Un errore molto comune che si fa quando si parla di vino novello è quello di confonderlo con il vino nuovo, ossia con il vino non ancora invecchiato. In realtà il novello è un tipo di vino molto particolare per il quale esiste una normativa ad hoc. Esso è prodotto con una tecnica completamente diversa rispetto agli altri vini e dunque anche rispetto al vino nuovo, che è un vino che può invecchiare.

Il vino novello è quello prodotto con il metodo di vinificazione della macerazione carbonica e dunque non ha quella struttura necessaria per l’invecchiamento. La sua caratteristica più nota è che viene messo in vendita nello stesso anno della vendemmia, ma ci sono regole specifiche e una disciplinare che i produttori di questo tipo di vino devono rispettare alla lettera per poter dare tale qualifica al proprio vino.

Vino novello: regole e caratteristiche

I decreti del ministero delle Politiche Agricole del 6 ottobre 1989 e del 13 agosto 2012 racchiudono la normativa da tenere in considerazione per poter usare in etichetta la dicitura “vino novello”. Esso può essere immesso in commercio dal 30 ottobre dell’anno in cui sono state prodotte le uve utilizzate e fino al 31 dicembre dello stesso anno. Prima del decreto del 2012 la data dell’immissione al consumo era il 6 novembre, ora è stata anticipata. La tradizione vuole che l’apertura del vino novello si festeggi a San Martino.

La gradazione alcolica minima deve essere dell’11% in volume, almeno il 40% delle uve deve aver subito il processo di vinificazione per macerazione carbonica, mentre il restante 60% può essere sottoposto alle tecniche classiche. Inoltre il periodo di vinificazione non può essere inferiore ai 10 giorni e il limite massimo di zuccheri riduttori residui è di 10 g/l.

La menzione di vino novello è riservata solo a vini DOP o IGP tranquilli e frizzanti, dunque per non incorrere in errori quando si acquista vino novello è bene guardare con attenzione l’etichetta, sulla quale deve essere riportata la denominazione di qualità. Inoltre le altre indicazioni da ricercare in etichetta sono: il produttore o imbottigliatore, la quantità netta, la gradazione alcolica (che non può essere inferiore all’11%). È bene ricordare che l’ideale è consumare il vino novello entro sei mesi dalla sua immissione al consumo, poiché a causa della sua struttura è poco stabile.

Vino novello: cos’è la macerazione carbonica

Abbiamo detto che ciò che differenzia il vino novello dagli altri vini è il fatto che almeno il 40% dell’uva utilizzata per produrlo viene sottoposta a macerazione carbonica, ma di che cosa si tratta? Vediamolo subito: è una tecnica che consiste nel mettere i grappoli d’uva interi in un serbatoio ermetico saturo di anidride carbonica e lasciarla lì dentro per un periodo che varia da poche ore a qualche giorno. In questo modo all’interno dei serbatoi avviene una fermentazione alcolica intracellulare a carico degli zuccheri e dell’acido malico, quest’ultimo viene degradato ad acido piruvico, poi ad aldeide acetica e infine ad alcool etilico. Durante il processo la buccia dell’uva si indebolisce, l’uva si schiaccia sotto il suo stesso peso e così rilascia il liquido. C’è poi una pigiatura vera e propria dell’uva per completare il processo.

Abbinamenti

Il vino novello ha un sapore leggero e fresco, nonché un aroma fruttato. Tra gli abbinamenti più classici ci sono sicuramente le castagne, di stagione proprio durante il periodo di produzione, ma questo vino è ottimo da sorseggiare anche quando in tavola ci sono funghi e formaggi. Da provare sicuramente l’accostamento con piatti di carne, pesce e taglieri di salumi.

 

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