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Tegame | Glossario dell’artigianato

Tegame:

usi del tegame

il tegame è uno degli utensili da cucina più antichi e al contempo più usati, oggi come ieri. Si tratta di un recipiente per cucinare simile alla casseruola per forma e spessore ma meno profonda di questa, dunque dalle pareti non molto alte, comunque sia sempre più della padella. Il tegame è in sostanza un tipo di pentola, o meglio una via di mezzo tra la casseruola e la padella.

Il termine tegame deriva dal greco τηγάνιον (appunto padella, tegame) e l’utensile ha assunto diversi nomi nel corso dei secoli, in base al luogo, al materiale utilizzato per produrlo e al tipo di cottura cui era destinato. Alcuni di questi nomi sono ancora in uso (pignatta, teglio, tortiera, testo, bacile etc.) anche se spesso con significati diversi. Vediamo più da vicino com’è fatto e quali sono gli usi del tegame.

 

Caratteristiche e usi del tegame

Il tegame ha generalmente forma tonda e fondo piatto. Come detto le sponde sono più basse rispetto alla casseruola, sponde che possono essere diritte oppure leggermente svasate. Il tegame può essere di varie grandezze (se è piccolo è chiamato tegamino), può avere o non avere il coperchio, può essere a due manici o a uno allungato, ed è realizzato solitamente in ferro smaltato, acciaio inox, alluminio, rame (preferito dai grandi chef) o materiale pirofilo.

Con il tegame si cucinano abbastanza velocemente sughi e condimenti così come si cuociono carni e verdure; quello a un manico è ottimo pure come salta pasta e come risottiera. Nel tegamino invece si fanno di solito uova fritte e frittate. Gli usi del tegame in cucina sono quindi svariati ma in genere è utilizzato per cotture che non abbisognano della bollitura, al contrario della pentola, più profonda della casseruola, usata per cuocere la pasta, per lessare, bollire e, con un cestello, anche per la cottura a vapore.

 

Cenni storici

Possiamo dire che il primitivo tipo di pentola assimilabile come “antenato” (se non altro come funzione) del moderno tegame nasce con la scoperta del fuoco da parte dell’uomo e non era niente di più che una pietra di grandi dimensioni, resa incandescente da una fiamma, sopra la quale veniva poi adagiata la selvaggina. Passeranno millenni finché i primissimi utensili per cucinare che possono essere definiti in senso stretto pentole faranno la loro comparsa. Nella provincia dello Jiangxi, in Cina, sono state scoperte pentole in terracotta che risalirebbero addirittura a circa 20.000 anni fa. Altri reperti sono stati trovati nella parte orientale del continente asiatico e sono datati intorno a 15.000 anni fa.

Tra i primitivi tipi di pentola rudimentali anche buche e fossati rivestiti di fogliame, gusci di animali come la tartaruga e, i più evoluti, vasi in pietra ollare. Fu solo nel Neolitico che con la diffusione delle tecniche ceramiche vennero creati recipienti che potevano stare a diretto contatto con la fiamma, in modo da cucinare meglio anche radici e cereali. L’uso dell’argilla permetteva la realizzazione di pentole di diverse forme e più tardi anche di abbellirle esteticamente (vedi gli antichi egizi e le civiltà mesopotamiche).

Dal VI millennio a.C. in poi subentreranno i metalli e le leghe: prima bronzo e rame e nel medioevo il ferro. Per questa via si arriverà, secoli e secoli dopo, ai tempi della rivoluzione industriale con la produzione di pentole e tegami in ferro smaltato e poi in alluminio con tanto di passaggio dalla produzione artigianale al disegno industriale e alla produzione su larga scala. Verso gli anni Trenta del XX secolo sarà invece l’acciaio a imporsi come il materiale maggiormente usato per produrre pentole e simili, in quanto lega non molto costosa e decisamente resistente non solo a graffi e ammaccature ma anche all’ossidazione.

Oggi l’evoluzione dei materiali e tecnologica permette soluzioni di design e funzionali per “tutti i gusti”. Gli usi del tegame, della casseruola e della padella restano uguali, ma per coniugare maggiore durabilità degli utensili da cucina ed esigenze di design si assiste all’utilizzo di materiali nuovi come il teflon, antiaderente e resistente, e al ritorno di materiali “antichi” ed esteticamente “piacevoli”: la ceramica per i rivestimenti ma anche il vetro, il titanio, il rame o l’effetto rame.


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